alpin

Dopo le prime dichiarazioni da parte del responsabile ANA, e le prese di posizione della stampa locale e nazionale (qui potete trovare la cronaca dei fatti), circa la censura adottata da parte di un sacerdote da poco giunto nella diocesi di Vittorio Veneto, sulla preghiera dell’Alpino, alla tradizionale Messa dell’Assunta a cui non hanno partecipato solo gli alpini ma anche altri fedeli (non capisco questa distinzione: in tutte le Messe con le forze armate ci sono anche civili che partecipano senza sentirsi né il 30 né il 40%), il Vescovo Pizzolo in una nota chiarisce (secondo quanto gli hanno raccontato) gli avvenimenti:

“Mi sono accuratamente informato, da persone presenti, sui fatti accaduti al S. Boldo. La stampa parla di proibizione di leggere la preghiera degli alpini, di “censura” e così via. In realtà il sacerdote celebrante (un padre Servita da poco giunto in diocesi) si era limitato a chiedere - in una celebrazione dell'Assunta in cui gli alpini erano non più del 30-40% dei presenti - la sostituzione della parola: "armi" con "animi" e della parola “contro” con “di fronte”. Questo non è stato accettato dai responsabili che hanno deciso di far leggere la preghiera all’esterno della chiesa. Mi è stato segnalato che – probabilmente per disattenzione – l’invito a lasciare la chiesa e la conseguente uscita degli alpini sono avvenuti prima della normale conclusione della S. Messa, con evidente disagio e disorientamento degli altri fedeli presenti. Ciò mi sembra molto spiacevole. Desidero aggiungere che - volendo rispettare una tradizione lunga qualche decennio e facendo conto sul buon senso delle persone - io finora non ho emanato, nella mia diocesi, nessuna indicazione sul fatto di leggere o non leggere o come leggere la preghiera degli alpini. Evidentemente questo fatto e la risonanza mediatica assolutamente esagerata che sta avendo, mi costringerà a intervenire per trovare, ovviamente in dialogo con gli alpini, una posizione che eviti il ripetersi di questi fatti».

censura

La versione dei fatti non collima molto con le dichiarazioni di Angelo Biz (presidente della sezione ANA):

"Sappiamo che a far torcere il naso ad alcuni ecclesiastici è la frase della preghiera in cui si chiede di rendere forti le nostre armi contro chiunque minacci la nostra civiltà cristiana. Una frase che viene subito dopo quella in cui si definiscono gli alpini 'armati di fede e di amore'. Queste sono le armi degli alpini e solo la malafede o un certo pacifismo ideologico possono pensare che gli alpini coltivino sentimenti di aggressione o di intolleranza. Gli alpini non hanno armi e la cultura che li ispira è quella di una fratellanza che non ha confini. È amaro constatare che proprio all'interno della comunità cristiana possano crescere muri, che finiscono per incidere nella serenità di rapporti, usando pretestuosamente il Vangelo della pace come una clava per rompere armonie consolidate".

Nonostante la “censura”, gli alpini, alla fine della Messa, hanno recitato fuori dalla Chiesa la contestata preghiera. Sorge un dubbio: il Vescovo nel comunicato ha chiarito (credo in modo sbalorditivo), che dalla preghiera, è stata eseguita la "sostituzione della parola: "armi" con "animi" e della parola “contro” con “di fronte”. E' opportuno ricordare, che nessun sacerdote nella Chiesa Cattolica -così come suggeriscono le norme-, può cambiare a suo arbitrio le parole di un testo approvato dall'autorità ecclesiastica. Anche se queste sembrano "arcaiche" e non più al "passo con i tempi". Per "cambiare" la lingua e la forma liturgica nella Celebrazione della Messa, ci è voluto un Concilio! Nessuno può disporre secondo i personali gusti e sensibilità della Preghiera della Comunità Cristiana! E' un grave atto di matrice relativista, tendenza più volte condannata dal papa emerito Benedetto XVI. 

A margine del comunicato stampa di Pizzolo, il direttore dell’ufficio stampa della diocesi di Vittorio Veneto, don Giampiero Moret, così si esprime:

“La “preghiera dell’alpino”, in chiesa, è meglio non recitarla. Il motivo? Ci sono passaggi non consoni alla testimonianza della pace che sta così a cuore ai cristiani. Non è del tutto pacifico pregare nostro Signore perché, “renda forti le nostre armi contro chiunque minacci la nostra Patria, la nostra bandiera, la nostra millenaria civiltà cristiana”. Questo pensiero sa tanto di crociata. Non vedo, ad esempio, perché la frase non possa essere sforbiciata dalla preghiera”.

Perché vengono tirate in ballo le Crociate? Chiederei, per coerenza, di intimare ai fedeli pure di dimenticarsi, fra gli altri, di santa Caterina da Siena - patrona d’Italia che insistette non poco con Papa Gregorio XI affinché proclamasse una Crociata - di Pio V - papa (e santo) promotore della coalizione militare che nel 1571, in quel di Lepanto, sbaragliò la flotta turca - pure e di san Francesco d’Assisi (1182–1226), che al sultano Malik al-Kami, com’è noto, disse «i cristiani agiscono secondo giustizia quando invadono le vostre terre e vi combattono».

L'Italia vanta una tradizione di accoglienza, fin dalle sue origini, che non ha pari con nessuna nazione europea. E’ bene sottolineare, che le parole della preghiera incriminata, sono state recitate da centinaia di migliaia di soldati al fronte, accompagnati dai loro Cappellani, in procinto di versare il sangue per la libertà e la pace dell’Italia. In quelle invocazioni, è racchiuso un tesoro che ha permesso ai sacerdoti di Vittorio Veneto, come al resto della nazione, di vivere serenamente, senza avere paura di essere perseguitati e uccisi. In poche parole in quelle espressioni troviamo i valori che hanno strutturato l'umanesimo culturale e cristiano, come fondamento della società.

Certamente, ora si vuole giustificare l’ingiustificabile, chiamando in causa l’attuale formulazione della preghiera che risale a 80 anni addietro; nonché ci si appella al dialogo schietto e sincero per  trovare una via comune. E’ lecito chiedersi: l’auspicato dialogo sulla questione, chi deve interessare? Innanzitutto abbiamo dimenticato che esiste una Chiesa chiamata Ordinariato Militare, presieduta da un Vescovo coadiuvato da sacerdoti cappellani militari, che si occupano dell’assistenza spirituale alle forze armate. In ultima analisi spetta alla Chiesa che vive tra i militari pronunciarsi in materia. Poi è necessario capire perché questa frase così carica di contenuti e di valori, debba essere modificata per non urtare la sensibilità degli immigrati, per la maggior parte musulmani. Facciamo un paragone: perché non chiediamo ai seguaci di Maometto di cancellare dal Corano in nome dell'integrazione, le parti che invitano alla persecuzione contro i cristiani? Conoscete bene la risposta! A tal proposito propongo di seguito la riflessione di Rino Camilleri:

“Eh, come dice il nostro Romanzo Nazionale, se uno il coraggio non ce l’ha mica può darselo. Ma almeno don Abbondio non si schierava con i Bravi. Sì, insomma, certi recenti pugni sul tavolo episcopale tuonano impavidi contro la minoranza screditata dai grandi media e dal pensiero politicamente corretto (cioè, quello che comanda), mentre col Potere Vero la coda rimane tra le gambe e il guanto di velluto è, per maggior sicurezza, unto di vaselina. Cotanto esempio, come sempre accade, scende giù per li rami e rianima l’antico vezzo clericale di saltare sul carro del vincitore. Non c’è mai stata una rivoluzione (cruenta o solo ideologica) nella storia che non abbia visto una fetta di clero innamorarsi perdutamente del nuovo-che-avanza, perciò non c’è da stupirsi. Il buon vecchio Cossiga, aduso a cantarle chiare, una volta ebbe a dire che «gli unici valori non negoziabili cui i vescovi tengono sono quelli dell’otto per mille». Ma, com’è noto, il Picconatore passava per pazzo (fu lui stesso a dire che era stata messa in giro questa voce), perciò la battuta non fa testo.

Sia come sia, non ci stupisce affatto la levata d’ingegno dell’ufficio liturgico della diocesi di Vittorio Veneto, che ha censurato l’antica Preghiera dell’Alpino. Così, alla fine della messa al Passo San Boldo, fra Treviso e Belluno, gli alpini sono usciti di chiesa e la loro preghiera se la sono declamata fuori. Ma che cosa contiene di scandaloso detta Prece? Ecco il passo incriminato: «Rendi forti le nostre armi contro chiunque minacci la nostra Patria, la nostra Bandiera, la nostra millenaria civiltà cristiana». Pare una boldrinata, ma è uno scherzo da prete, anche perché la Presidente della Camera non frequenta le chiese. Ma gli alpini sì. Epperò questi ultimi sono stati difesi da Salvini in un tweet, così il cerchio si chiude. Salvini non comanda e non è obamiano come i grandi media e il partito di maggioranza. Quando comanderà, allora vedrete i preti in paramenti verdi, ma prima di allora nisba.

preghieraaIntanto, però, abbiamo un problema. Sì, perché non c’è Forza Armata che non abbia una sua speciale Preghiera, dai marinai ai poliziotti, i quali hanno pure i cappellani. I cappellani tutti, poi, fanno diocesi a parte, a capo della quale c’è un vescovo detto Ordinario Militare e inquadrato nell’esercito come generale di alto grado (con tanto di stellette sulla tonaca). Questo presule chissà quante Patrie e Bandiere e Armi deve ogni volta menzionare quando prega con le truppe (ogni sezione delle quali ha il suo celeste Patrono, da San Michele Arcangelo dei parà alla Virgo Fidelis dei caramba). D’altra parte, pure i Ferrovieri e gli Automobilisti hanno le loro Preghiere, e ognuna di queste, per forza di cose, nomina gli Attrezzi del Mestiere. Ora, è vero che, per esempio, a Compostella i canonici del santuario hanno mimetizzato con composizioni floreali la parte bassa del grande quadro di San Giacomo perché non si vedano più i Mori calpestati dagli zoccoli del cavallo di Santiago Matamoros. Ma lì ci può essere il timore di qualche attentato jihadista. A Vittorio Veneto, mimetizzando la parte bellica della preghiera alpina che cosa si vuol ottenere? Boh.

Un risultato, intanto, lo si è raggiunto: l’uscita di chiesa degli Alpini. E speriamo, per il clero nazionale, che a qualcuno di loro non salti la mosca al naso e la penna dalla firma sulla dichiarazione dei redditi (sezione 8x1000). Eh, l’Associazione Nazionale Alpini ha un sacco di iscritti, ognuno con famiglia: fa un mucchio di gente. Per quanto riguarda il «ripudio della guerra», costituzionalmente sancito e immediatamente inserito nel Vangelo dal progressismo cattolico, fossi un prete adirei immediatamente la migliore ditta di antifurti: la polizia, infatti, è armata e usa la forza (non per niente si chiama Forza Pubblica) contro i malfattori. Prima di scomunicarla, perciò, ci penserei un attimino. Si può averne sempre bisogno, anche se catto-progressisti. Se proprio si vuol prendere esempio dal Presidente della Camera, tanto vale farlo fino in fondo”.

a cura di Don Salvatore Lazzara

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