papafrancesco

Il ricchissimo magistero pronunciato dal Santo Padre durante il Viaggio a Cuba e negli Stati Uniti, ha trovato presso i media censure prevedibili, spostando l’attenzione dell’opinione pubblica su questioni banali e marginali. In Italia, la somma della visita pontificia a Philadelphia ha riguardato le polemiche sulla partecipazione del Sindaco Marino al meeting, oscurando volutamente i richiami all’importanza fondamentale della famiglia nella vita sociale ed ecclesiale.

Al di là dei messaggi, però, c’è tutto un dibattito sulla figura del Papa, usato ai fini ideologici da parte delle correnti politiche e di pensiero. Di strumentalizzazioni ce ne sono state parecchie: dall’invito di leader LGBT al ricevimento alla Casa Bianca, la canonizzazione di Junpiero Sierra, le parole di Francesco sull’economia, sulla difesa dei cristiani perseguitati, e la forte presa di posizione sulla pena di morte. L’appello lanciato in merito, sembra iniziare a dare i suoi frutti. Se martedì Kelly Gissendaner era stata giustiziata nonostante l’intervento del Pontefice, altre due condanne che dovevano eseguirsi tra mercoledì e giovedì sono state sospese, in Oklahoma e in Virginia: anche in questo caso Francesco aveva chiesto il loro annullamento, in particolare mandando una lettera per chiedere la sospensione dell’esecuzione in Oklahoma.

Sulla tutela della vita, l’aspro dibattito che ha coinvolto l’opinione pubblica, nasce il giorno dopo l’intervento pontificio al Congresso. I politici americani, in quei giorni stavano discutendo un decreto legislativo sull’aborto. Si tratta di una legge, presentata da alcuni deputati repubblicani, che ha lo scopo di proteggere i bambini non nati capaci di sentire dolore. La comunità scientifica, infatti, è unanimemente d’accordo sul fatto che i bambini avvertano il dolore almeno dalla 20esima settimana dal concepimento. Pertanto, praticare l’aborto oltre quel lasso di tempo di gestazione, come la legge americana consente, significa far soffrire fisicamente il piccolo che si sta sopprimendo. Altro obiettivo della legge è la richiesta della presenza di un secondo medico che, in caso di aborto tardivo, se il bambino dovesse nascere vivo, deve curarlo come si curano i bambini nati prematuri. Al Senato si è registrato il voto contrario a questa legge di 39 senatori democratici, contro i 54 voti a favore. La legge ha quindi ottenuto la maggioranza, ma per arrivare al voto finale sarebbe stato necessario raggiungere le 60 preferenze. L’ostruzionismo dei democratici è riuscito dunque a bloccare questa riforma.

Prima di arrivare in America, non sono mancate le “sorprese storiche”, a cominciare dall’appello alla riconciliazione tre le Farc e il governo colombiano, lanciato durante la preghiera dell’Angelus a Piazza della Rivoluzione a Cuba. La pace tanto sperata, tanto ricercata e sempre (finora) naufragata tra il governo della Colombia e le Farc sembra arrivata ad una soluzione positiva. La fase finale è stata facilitata dalla Chiesa. Nel corso dei primi dialoghi di pace ospitati dal governo di Castro, sull’isola caraibica, si è capito subito che il clima stava mutando. Si registrava una volontà comune tra le parti a trovare finalmente un modo nuovo per affrontare la transizione. Nel corso degli ultimi colloqui ha preso parte, in qualità di osservatore, anche il nunzio apostolico all’Avana, monsignor Giorgio Lingua.

Ad agosto le Farc con un comunicato avevano annunciato che il cessate il fuoco unilaterale sarebbe stato prolungato “sine die”, chiedono al governo colombiano un comportamento reciproco di fiducia. La Chiesa colombiana aveva chiesto insistentemente una decisione simile ritenendola fondamentale per continuare i negoziati di pace. A seguito dell’appello pontificio, una nota inusuale delle Farc ha “salutato”  Francesco, precisando che la “riconciliazione” del paese non è lontana. Le Farc, rispondendo all’invito, rivolgono “il saluto di migliaia di guerriglieri e guerrigliere al Papa fratello dei poveri, missionario di pace e concordia, al Pontefice che ama e custodisce il creato”. Le Farc chiedono al Papa di “continuare a diffondere la buona nuova della pace in Colombia e contribuire a portare a termine una giornata nazionale di contrizione affinché tutti gli attori del conflitto, combattenti e non combattenti, riconoscano le responsabilità”, in modo che il conflitto “non si verifichi mai più”.

Durante la sua storica visita negli Stati Uniti, Papa Francesco ha trovato il tempo per salutare le suore delle Little Sister of the poor. Un appuntamento fuori programma, secondo quanto riferito dalla sala stampa vaticana, a una casa di cura per anziani vicino la Catholic University per dare seguito al suo appello ai vescovi americani di continuare nei loro sforzi di difendere la libertà religiosa: "da tutto ciò che può minacciarla e comprometterla". Le monache di quel convento sono una vecchia conoscenza del presidente Obama, visto che nel 2013 si sono appellate al giudice per denunciare l'Obamacare, la riforma sanitaria che tra le altre cose introduceva l'obbligo per i datori di lavoro di applicare una copertura assicurativa sui costi di contraccezione. La battaglia legale aveva costretto Obama a piegarsi, permetterndo alle suore di notificare al governo la loro obiezione, pur lasciando al governo americano la possibilità di garantire alle lavoratrici l'assicurazione sulla contraccezione. Le monache si sono poi appellate alla decisione di Obama, perdendo davanti al giudice.

Un altro incontro significativo alla luce delle dichiarazioni molte esplicite del Pontefice in tema di obiezione di coscienza, è avvenuto nella Nunziatura Apostolica,  lo scorso giovedì pomeriggio della durata di 15 minuti, con Kim Davis, l’impiegata di Contea del Kentucky che è andata in prigione perché si era rifiutata di rilasciare una licenza di matrimonio a una coppia omosessuale. Non risulta che l’evento sia stato organizzato né dalla Conferenza Episcopale Usa, né come iniziativa di un singolo vescovo statunitense. Entrambi i genitori di Kim sono cattolici, L’impiegata salita agli onori delle cronache nazionali ed internazionali, non è Cattolica, ma evangelica pentecostale. “Il Papa mi ha parlato in inglese – ha dichiarato Kim Davis – non c’erano interpreti. Mi ha detto: “Grazie per il suo coraggio”. Ho risposto: “Grazie a Lei, Santo Padre. In precedenza avevo chiesto a un monsignore quale fosse il modo corretto di rivolgersi al Papa, e se fosse appropriato che lo abbracciassi, e mi hanno detto che sarebbe stato ok abbracciarlo.  È stato un momento straordinario. Resti forte, mi ha detto e mi ha dato in dono un rosario, e uno a mio marito, Joe. Sono scoppiata a piangere, ero profondamente emozionata”.

Nella conferenza stampa sul volo di ritorno dagli Usa a Roma la domanda di Terry Moran, di “ABC News”, era questa: Santo Padre, Lei ha reso visita alle Piccole Sorelle dei poveri, e ci è stato detto che Lei ha voluto manifestare il Suo sostegno alle suore anche in sede giudiziaria. Santo Padre, Lei sostiene anche quegli individui – compresi i funzionari governativi – che dicono di non potere, secondo la loro buona coscienza, secondo la loro coscienza personale, attenersi a determinate leggi o assolvere ai loro compiti di funzionari governativi, per esempio nel rilasciare licenze matrimoniali a coppie dello stesso sesso? Lei sosterrebbe queste rivendicazioni di libertà religiosa?

Il Papa ha risposto: “Io non posso avere in mente tutti i casi che possono esistere di obiezione di coscienza. Ma sì, posso dire che l’obiezione di coscienza è un diritto ed entra in ogni diritto umano. È un diritto, e se una persona non permette di esercitare l’obiezione di coscienza, nega un diritto. In ogni struttura giudiziaria deve entrare l’obiezione di coscienza, perché è un diritto, un diritto umano. Altrimenti, finiamo nella selezione dei diritti: questo è un diritto di qualità, questo è un diritto di non qualità... È un diritto umano. A me sempre – questo va contro di me! – sempre ha commosso quando, da ragazzo ho letto – parecchie volte – la "Chanson de Roland": quando c’erano tutti i maomettani in fila, e davanti c’era il fonte battesimale o la spada, e dovevano scegliere. Non era permessa loro l’obiezione di coscienza. No, è un diritto. E noi, se dobbiamo fare pace, dobbiamo rispettare tutti i diritti”.

Non poteva mancare l’incontro con le persone vittime della pedofilia, dopo la condanna espressa in più occasioni durante i discorsi e omelie del viaggio in America: “Provo vergogna, profondamente”. Sono le parole con le quali Papa Francesco ha esternato i propri sentimenti dopo l’incontro con un gruppo di vittime dei preti pedofili nel Seminario di San Carlo Borromeo a Philadelphia. “Dagli abusati sessualmente ho ascoltato un lamento profondo. Questi crimini non possono essere mantenuti in segreto per tanto tempo”, ha aggiunto assicurando il suo impegno perché “siano chiarite le responsabilità” dei vescovi in merito alla inadeguata risposta davanti a quanto accaduto.  “Dio piange”, ha detto il Papa alle 5 vittime dei preti pedofili incontrate questa mattina: 3 uomini e 2 donne. Francesco ha rivolto loro il suo “grazie per aver avuto l’immenso coraggio di denunciare e lottare contro il male degli abusi”, ed ha espresso gratitudine anche alle famiglie che li hanno sostenuti, mentre la Chiesa spesso li allontanava.

“Ogni vittima – ha poi precisato il portavoce della Santa Sede– era accompagnato da un familiare o persona di sostegno. Il gruppo era accompagnato dal cardinale Sean Patrick O’Malley, arcivescovo di Boston e presidente della Commissione istituita dal Papa per la tutela dei minori, dall’arcivescovo di Philadelphia monsignor Charles Chaput e dal vescovo Fitzgerald, responsabile dell’ufficio della diocesi di Philadelphia per la protezione dei minori. Il Papa si e’ intrattenuto con i visitatori ascoltando le loro testimonianze e rivolgendo loro alcune parole in comune e poi salutandoli singolarmente”. Francesco, ha riferito ancora Lombardi, “ha pregato con loro. Ha manifestato la sua partecipazione alla loro sofferenza, il suo dolore e vergogna in particolare nel caso delle ferite loro arrecate da membri del clero o collaboratori ecclesiali. Ha rinnovato l’impegno suo e della Chiesa perche’ tutte le vittime siano ascoltate e trattate con giustizia, i colpevoli siano puniti e i crimini di abuso siano combattuti con una efficace opera di prevenzione nella Chiesa e nella societa’”. “Il Papa – ha concluso Padre Lombardi – ha ringraziato le vittime per il loro contributo essenziale per ristabilire la verità e iniziare il cammino del risanamento. L’incontro e’ durato circa mezz’ora ed e’ terminato con la benedizione del Santo Padre”.

Don Salvatore Lazzara

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