Piccola glossa sul concetto di laicità, su cos'è ma soprattutto su cosa non è non è. Per capirci, usiamo la macchina del tempo. Parliamo per esempio di ospedali e università. Se i credenti di allora avessero ascoltato le noiosissime fatwa laiche che declinano la laicità come espulsione della religione dal contesto pubblico intendendola solo come fatto privato (parlano di libertà ma quando se parla di Cristo l'Unione Sovietica non è poi così male) non avremmo avuto né i primi né la seconda essendo entrambi frutto di una fede non vissuta come faccenda privata tipo “annamo a messa na vorta a settimane e preghiere prima di coricarsi punto”; ma opere, testimonianza pubblica, fonte ispiratrice della nostra cultura anche in una prospettiva aconfessionale. Prodotti di una fede pensata e vissuta pubblicamente. Come non può che essere il cattolicesimo.
Nessuna società che si vuole bene ha mai inteso la laicità come privatizzazione del discorso su Dio e la vicenda di Rozzano introduce semmai un elemento paradossale alla sgangherata interpretazione della laicità come censura pubblica del fatto religioso: l'ateismo questa volta ha avuto bisogno di un'altra religione, l'islam presuntivamente discriminato, usata in modo strumentale per censurare la religione cattolica. Sono gli stessi islamici che hanno detto che per loro non c'è problema e che tutta questa vicenda è un'ossessiona paranoica di un uomo che intende l'esercizio delle sue funzioni dentro un neutralismo grigio e censorio che toglie anziché aggiungere.
Una società laica usa la ragione non in contrapposizione alla fede, non la nega e men che meno la censura dal discorso pubblico - il discorso su Dio attiene al Mistero e non all'illogico - perché sa benissimo che l'uomo non è solo materialità e nozionismo indotto ma è anche altro. Armeggiare argomenti con arie colte e intellettualoidi senza avere nessuna base per sapere di cosa si parla, e cosa sia stata nel tempo la testimonianza pubblica della fede anche in relazione alle opere che ha prodotto, appartengono alla verità della storia e della cultura che ha plasmato l’Italia e l’Europa. E allora ecco che il laicismo fondamentalista, presentato come laicità, è solo il nome presentabile per fare salotto e camuffare pregiudizio e odio verso Cristo.
Alcuni esempi:
1) Al Preside di Rozzano dell'Istituto comprensivo "Garofani" vorrei dire che un conto è la scuola "laica", altro è la scuola "laicista". La laicità non censura le proprie radici culturali, che affondano anche e soprattutto nella cultura cristiana, oltre che greca, latina e biblica in genere. Dunque la decisione del Preside è un atto di laicismo intollerante. Infatti, il laicismo è una degenerazione della laicità, è una involuzione dell'uomo, che vuole dimenticare ciò che è. Nulla a che vedere con l'ipocrisia del rispetto per gli altri. Non si rispetta l'altro rinnegando ciò che si è. Ricordo che un anticlericale come Benedetto Croce affermava "Non possiamo non dirci cristiani".
2) Il 30 novembre 1900 moriva a Londra Oscar Wilde. Egli fu davvero geniale, e la sua genialità lo portò giustamente alla conversione alla Chiesa Cattolica, fatto che viene taciuto a regola d'arte da biografi e insegnanti, troppo impegnati ad esaltare il suo libertinaggio e la sua perversione; perversione che lui stesso attribuì alla propria distanza dal Cristianesimo. Oscar Wilde si convertì in punto di morte, rammaricandosi di non averlo fatto tempo addietro. Ma non mi illudo che ciò verrà mai preso in considerazione dai disonesti di quest'epoca, i quali sarebbero capaci di attribuire quel momento di grazia al delirio di un istante. Se fosse accaduto il contrario, e cioè se Wilde si fosse pentito di una vita di Sacramenti, i moderni famelici si sarebbero avventati sul suo corpo per esporlo come esempio di libertà di pensiero. Ma così non fu. E dunque la sua morte resta avvolta nell'oblio.
3) Il suo nome e il suo volto sono apparsi per qualche minuto sui telegiornali solamente ieri, quando è stata diffusa la notizia della sua tragica morte, ma storie come quella di Rita Fossaceca, la dottoressa uccisa in Africa da banditi che hanno fatto irruzione nell’abitazione dove si trovava con altri fra cui i genitori, meriterebbero di essere ricordate a lungo come esempio per tutti. Pur lavorando al Dipartimento di Scienze Radiologiche dell’Ospedale Maggiore della Carità di Novara, infatti, la dottoressa Fossaceca – che da donna professionalmente realizzata avrebbe potuto coltivare ben altri interessi – ogni anno si recava in Africa («Hai fatto tanto bene in Kenya, Malindi, Watamu», ricorda sul suo profilo Facebook un’amica) e dove si trovava in questi giorni, a Mijomboni, un piccolo villaggio nell’entroterra alle spalle di Malindi, per conto della For Life Onlus, una associazione umanitaria internazionale, stava prestando aiuto all’orfanotrofio locale, che ospita una ventina di bambini.
Va poi detto – anche se nessun telegiornale, guarda caso, lo ha fatto – che la donna, oltre che da spirito di volontariato, era mossa anche da un’altra potentissima spinta: quella della fede; lo si apprende dalle testimonianze di chi l’ha conosciuta e lo attesta anche il suo profilo Facebook, nel quale è segnalato un solo libro ma assai significativo rispetto a quelle che erano le sue convinzioni: “La fede è..?” (Elledici, 2013), un testo contenente domande e risposte alle obiezioni più comuni sulla fede.
Toccanti, in proposito, sono le parole di don Angelo Sceppacerca, che conosceva la donna – la quale sul web teneva un diario e le cui ultime righe sono di gioia per una mucca acquistata in grado di assicurare latte ai piccoli keniani dell’orfanotrofio – e che ieri la ricordava così: «Oggi inizia l’Avvento, il tempo di attesa del Natale. In un’altra scuola di bambini – dove non manca il latte, perché nell’interland milanese, mancherà il presepe, i canti natalizi, il crocifisso. Vorrei suggerire a quelle famiglie di mettere almeno la foto sorridente di Rita e, sotto, la spiegazione: la Fede è questo amore. Solo che per capire come è possibile un amore che ti porta in quei luoghi a rischio della vita, ci serve proprio un crocifisso. Non lo possiamo rimuovere» (per approfondire la notizia, clicca qui).
4) "Le cose cattive del Cattolicesimo universale furono fatte peggiori dal Protestantesimo. Ma le migliori restarono, anche attraverso l'era della corruzione; anzi, sopravvissero perfino all'era della Riforma. Sopravvivono anche oggi in tutti i paesi cattolici, non soltanto nel colore, nella poesia, nella popolarità di una religione, ma nelle lezioni più profonde della psicologia pratica. E sono così completamente giustificate, dopo il giudizio di quattro secoli, che ognuna di esse viene ora copiata; soltanto, molto spesso col pericolo della caricatura. La Psicanalisi, per esempio, è la Confessione senza la salvaguardia del Confessionale, il Comunismo è il movimento francescano senza la Bilancia moderatrice della Chiesa; e le sètte americane, che hanno raccapricciato per tre secoli della teatralità del Papa, e del semplice richiamo ai sensi, ora 'illuminano' i loro servizi religiosi con films superteatrali e raggi di luce rosea pioventi sul capo del ministro. Se s'avesse qualche raggio anche noi da sprigionare, non s'indirizzerebbe davvero sulla testa del ministro!" (G. K. Chesterton).
a cura di Gilbert C.J. Orwell, Gennaro Rossi, Giuliano Guzzo, Marina Guarino