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Mentre le procedure finali del Sinodo si avviano a conclusione, i fedeli attendono con fiducia la relazione finale che al di là delle interpretazioni giornalistiche e personali, aiuteranno la Chiesa a capire meglio la condizione in cui vive la famiglia nel mondo contemporaneo alla luce del Vangelo. Con me, a preparare il commento in una affollatissima sala stampa della Santa Sede, c’è il piccolo Rocco, il bambino salito agli onori delle cronache dopo l’intervista rilasciata dal Presidente della Cei Cardinale Bagnasco, che lo ha identificato come il più “grande dei suoi ammiratori”. Chiedo a Rocco cosa pensa della famiglia: “… è la casa dove ci vogliamo bene. Dove si vive insieme a mamma e papà”. Nella piccola intervista, dichiara candidamente che “è felice”, e si “sente amato”, non solo dai suoi genitori ma anche dai “parenti e amici”, con i quali vive un buon rapporto di amicizia ed affetto. “Gesù”, racconta, “occupa un posto importante”, e la “sera prima di dormire, rivolgo a Lui e alla Madonnina le mie preghierine, affinchè protegga mamma, papà e tutto il mondo”.

Questo è il piccolo mondo dei bambini, lontano dagli intrighi di coorte e dai tanti profeti di sventura.  Attraverso l’Amore, percepiscono l’importanza fondamentale della famiglia, verso la quale, come ha ricordato nel pomeriggio Papa Francesco, è necessario avere un’attenzione particolare, senza cadere nella trappola dell’”ermeneutica cospirativa”, che tanto male ha provocato all’assemblea Sinodale, nell’affrontare i temi “caldi”, richiesti dall’instrumentum laboris: “l’esperienza del Sinodo ci ha fatto anche capire meglio che i veri difensori della dottrina non sono quelli che difendono la lettera ma lo spirito; non le idee ma l’uomo; non le formule ma la gratuità dell’amore di Dio e del suo perdono. Ciò non significa in alcun modo diminuire l’importanza delle formule, delle leggi e dei comandamenti divini, ma esaltare la grandezza del vero Dio, che non ci tratta secondo i nostri meriti e nemmeno secondo le nostre opere, ma unicamente secondo la generosità illimitata della sua Misericordia. Significa superare le costanti tentazioni del fratello maggiore e degli operai gelosi. Anzi significa valorizzare di più le leggi e i comandamenti creati per l’uomo e non viceversa”.

“Il primo dovere della Chiesa –ricorda il Santo Padre-, non è quello di distribuire condanne o anatemi, ma è quello di proclamare la misericordia di Dio, di chiamare alla conversione e di condurre tutti gli uomini alla salvezza del Signore”. L’intervento del Pontefice puntualizza il ruolo del Sinodo, diradando quelle ombre cupe che hanno cercato di offuscare la limpidezza del confronto sinodale: “mentre seguivo i lavori del Sinodo, mi sono chiesto: che cosa significherà per la Chiesa concludere questo Sinodo dedicato alla famiglia? Certamente non significa aver concluso tutti i temi inerenti la famiglia, ma aver cercato di illuminarli con la luce del Vangelo, della tradizione e della storia bimillenaria della Chiesa, infondendo in essi la gioia della speranza senza cadere nella facile ripetizione di ciò che è indiscutibile o già detto. Sicuramente non significa aver trovato soluzioni esaurienti a tutte le difficoltà e ai dubbi che sfidano e minacciano la famiglia, ma aver messo tali difficoltà e dubbi sotto la luce della Fede, averli esaminati attentamente, averli affrontati senza paura e senza nascondere la testa sotto la sabbia. Significa aver sollecitato tutti a comprendere l’importanza dell’istituzione della famiglia e del Matrimonio tra uomo e donna, fondato sull’unità e sull’indissolubilità, e ad apprezzarla come base fondamentale della società e della vita umana”.

La relazione finale, del Sinodo dei Vescovi al Santo Padre Francesco, al termine della XIV Assemblea generale ordinaria (4-25 ottobre 2015) sul tema “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo” è composta da tre parti, a sua volta suddivisi in IV capitoli, per poi concludere con una bellissima preghiera per la famiglia:

I Parte: La Chiesa in ascolto della famiglia. I capitolo: “La famiglia e il contesto antropologico-culturale”; II capitolo: “La famiglia e il contesto socio-economico”; III capitolo: “Famiglia, inclusione e società”; IV capitolo: “Famiglia, affettività e vita”.

II Parte: La famiglia nel piano di Dio. I capitolo: “La famiglia nella storia della salvezza”; II capitolo: “La famiglia nel Magistero della Chiesa”; III capitolo: “La famiglia nella dottrina cristiana”; IV capitolo: “Verso la pienezza ecclesiale della famiglia”.

III Parte: La missione della Famiglia. I capitolo: “La formazione della famiglia”; II capitolo: “Famiglia, generatività, educazione”; III capitolo: “Famiglia e accompagnamento pastorale”; IV capitolo: “Famiglia ed evangelizzazione”.

Nessun cambiamento della dottrina, valorizzazione della famiglia e dell'insegnamento del Vangelo, ma anche un passo verso una maggiore comprensione per i divorziati risposati. È questo quanto emerge dalla relazione finale approvata dal Sinodo dei vescovi. Due paragrafi, in particolare, toccano il tema - dibattuto e controverso - dell'atteggiamento da tenere con i divorziati risposati e anche della possibilità che a determinate condizioni e in certi casi possano accedere ai sacramenti. L’assemblea sinodale, consegna al Papa un testo che contiene una via di “prudente apertura” al valutare le situazioni caso per caso, lasciando a lui, e a un eventuale futuro documento, le decisioni da prendere. Sono tre i paragrafi della Relazione del Sinodo che hanno ricevuto consensi maggiori rispetto ai due terzi richiesti (177). Sono i paragrafi 84, 85 e 86.

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Nel paragrafo 84, si afferma che “i battezzati che sono divorziati e risposati civilmente devono essere più integrati nelle comunità cristiane nei diversi modi possibili, evitando ogni occasione di scandalo. La logica dell'integrazione è la chiave del loro accompagnamento pastorale”, perché “non soltanto sappiano che appartengono» alla Chiesa, ma «ne possano avere una gioiosa e feconda esperienza. Sono battezzati, sono fratelli e sorelle, lo Spirito Santo riversa in loro doni e carismi per il bene di tutti”. A proposito delle forme di partecipazione bisogna “discernere quali delle diverse forme di esclusione attualmente praticate” - come ad esempio l'impossibilità di fare i padrini e madrine, o di insegnare catechismo o di leggere in Chiesa - possano “essere superate”. I divorziati risposati “non solo non devono sentirsi scomunicati, ma possono vivere e maturare come membra vive della Chiesa, sentendola come una madre che li accoglie sempre”. Dunque “prendersi cura di queste persone non è un indebolimento della propria fede e della testimonianza circa l'indissolubilità matrimoniale: anzi, la Chiesa esprime proprio in questa cura la sua carità”.

Al paragrafo 85 si cita come “criterio complessivo” questo passaggio dell'enciclica “Familiaris consortio” di Giovanni Paolo II: “Sappiano i pastori che, per amore della verità, sono obbligati a ben discernere le situazioni. C’è infatti differenza tra quanti sinceramente si sono sforzati di salvare il primo matrimonio e sono stati abbandonati del tutto ingiustamente, e quanti per loro grave colpa hanno distrutto un matrimonio canonicamente valido. Ci sono infine coloro che hanno contratto una seconda unione in vista dell’educazione dei figli, e talvolta sono soggettivamente certi in coscienza che il precedente matrimonio, irreparabilmente distrutto, non era mai stato valido”. Sulla base di questi criteri, il documento approvato dal Sinodo afferma: “è quindi compito dei presbiteri accompagnare le persone interessate sulla via del discernimento secondo l'insegnamento della Chiesa e gli orientamenti del vescovo. In questo processo sarà utile fare un esame di coscienza, tramite momenti di riflessione e di pentimento”.

Ed infine al paragrafo 86, parla del “percorso di accompagnamento e discernimento orienta questi fedeli alla presa di coscienza della loro situazione davanti a Dio. Il colloquio con il sacerdote, in foro interno, concorre alla formazione di un giudizio corretto su ciò che ostacola la possibilità di una più piena partecipazione alla vita della Chiesa e sui passi che possono favorirla e farla crescere”. Questo discernimento, viene precisato, «non potrà mai prescindere dalle esigenze di verità e di carità del Vangelo proposte dalla Chiesa. Perché questo avvenga, vanno garantite le necessarie condizioni di umiltà, riservatezza, amore alla Chiesa e al suo insegnamento, nella ricerca sincera della volontà di Dio e nel desiderio di giungere ad una risposta più perfetta ad essa”.

Don Salvatore Lazzara

-- Per leggere Discorso del Santo Padre a conclusione dei lavori della XIV Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi, clicca qui

-- Per leggere la Relazione Finale del Sinodo dei Vescovi sulla Famiglia al Santo Padre Francesco, clicca qui

 

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