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“C’è una frase immensa, che riassume la tragedia del creato alla morte di Cristo: «Da mezzogiorno al le tre del pomeriggio, si fece buio su tutta la terra». Forse è la frase più scura di tutta la Bibbia. Per me, commenta don Tonio Bello-,  è una delle più luminose.  Proprio per quelle riduzioni di orario che stringono, come due paletti invalicabili, il tempo in cui è concesso al buio di infierire sulla terra. Ecco le sponde che delimitano il fiume del le lacrime umane. Ecco le saracinesche che compri mono in spazi circoscritti tutti i rantoli della terra. Ecco le barriere entro cui si consumano tutte le agonie dei figli dell’uomo”. E’ proprio dentro questa misteriosa cornice che si compone nella tela dello sgomento umano, la scomparsa di due presbiteri di Rossano Cariati e Bologna: Don Gianni Nigro e Don Marco Mantoni, che tanto ha impressionato le Comunità cristiane coinvolte. Servi del Signore, lavoratori nella sua vigna, in queste ore di passione, sono stati associati a Cristo. Probabilmente nemmeno si conoscevano. Eppure la strada del sepolcro, li ha uniti in attesa della Risurrezione. La loro morte ricorda, la parabola del chicco di grano, che se non cade a terra e non muore, non  può produrre frutto.

“Collocazione provvisoria”. Penso che non ci sia formula migliore per definire la croce. La mia, la tua croce, non solo quella di Cristo. Coraggio, allora: la tua croce, anche se durasse tutta la vita, è sempre “collocazione provvisoria”. Il Calvario, dove essa è piantata, non è zona residenziale. E il terreno di questa collina, dove si consuma la tua sofferenza, non si venderà mai come suolo edificatorio. Coraggio, comunque! Noi credenti, nonostante tutto, possiamo contare sulla Pasqua. E sulla Domenica, che è l’edizione settimanale della Pasqua. Essa è il giorno dei macigni che rotolano via dall’imboccatura dei sepolcri. E’ l’intreccio di annunci di liberazione, portati da donne ansimanti dopo lunghe corse sull’erba. E’ l’incontro di compagni trafelati sulla strada polverosa” –ricorda don Tonino-.

“E’ il tripudio di una notizia che si temeva non potesse giungere più e che invece corre di bocca in bocca ricreando rapporti nuovi tra vecchi amici. E’ la gioia delle apparizioni del Risorto che scatena abbracci nel cenacolo. E’ la festa degli ex delusi della vita, nel cui cuore all’improvviso dilaga la speranza. Riconciliamoci con la gioia. La Pasqua sconfigga il nostro peccato, frantumi le nostre paure e ci faccia vedere le tristezze, le malattie, i soprusi, e perfino la morte, dal versante giusto: quello del «terzo giorno». Da lì le sofferenze del mondo non saranno più i rantoli dell’agonia, ma i travagli del parto. E le stigmate lasciate dai chiodi nelle nostre mani saranno le feritoie attraverso le quali scorgeremo fin d’ora le luci di un mondo nuovo”.

Don Gianni Nigro 300x255Proprio nel giorno della Messa della domenica delle Palme, don Gianni Nigro, il parroco 50enne della chiesa di San Giuseppe Lavoratore a Mandatoriccio, colto da un malore improvviso si accascia e abbandona la vita terrena. Una morte che ha lasciato attoniti e disperati i parenti e fedeli presenti in chiesa. Infatti, prima di celebrare la Messa, subito dopo aver fatto il segno della croce, don Gianni è mancato. Incredulità e sgomento per l’intera diocesi di Rossano-Cariati di cui faceva parte. Don Gianni, originario di Rossano, fino allo scorso anno era docente presso la Scuola Diocesana di Formazione Teologica e da quest’anno insegnava presso la Scuola Diocesana di Formazione Pastorale. Inoltre era insegnante di filosofia presso l’Istituto superiore di Scienze Religiose di Cosenza.

In provincia di Bologna, un altro sacerdote di 44 anni, don Marco Martoni, parroco alla Ponticella di San Lazzaro di Savena, è stato trovato morto in canonica nel tardo pomeriggio di domenica. I fedeli lo attendevano in chiesa e, quando non lo hanno visto arrivare, sono andati a cercarlo, ma è stato trovato morto nel proprio appartamento. Sono intervenuti i carabinieri e il Pm di turno Simone Purgato, anche per il fatto che non è stato possibile mettersi in contatto con il medico curante, ha disposto che vengano fatti gli accertamenti medico legali sulla salma. Della morte è stato avvisato l’arcivescovo di Bologna, monsignor Matteo Zuppi che nel pomeriggio dello stesso giorno ha raggiunto la parrocchia.

Dinanzi alla morte, si spalanca il giorno del silenzio dove Dio tace. Ma parla attraverso il figlio che è sceso fino nel profondo della terra permantoni mostrare la sua condivisione con la condizione umana. Morto e sepolto. Ed è proprio colui che venuto nella nostra carne, sceso in terra, che è sceso anche sotto terra, “agli inferi” come dice il Credo, dà speranza nella vita eterna. Cristo, è sceso laddove secondo la tradizione ebraica c’erano le ombre dei morti, coloro che l’avevano preceduto, ma non erano entrati in Paradiso perché era serrato dopo la cacciata di Adamo. Il Signore, morendo appeso alla Croce, lo ha riaperto, ed è sceso agli inferi: prendendo per mano i progenitori Adamo ed Eva, e poi tutti i patriarchi e tutti i giusti che, pur essendo stati santi, non avevano potuto entrarvi.

"Io vivo e voi vivrete", dice Gesù nel Vangelo di Giovanni ai suoi discepoli, cioè a noi. Noi vivremo mediante la comunione esistenziale con Lui, mediante l'essere inseriti in Lui che è la vita stessa. La vita eterna, l'immortalità beata non l'abbiamo da noi stessi e non l'abbiamo in noi stessi, ma invece mediante una relazione – mediante la comunione esistenziale con Colui che è la Verità e l'Amore e quindi è eterno, è Dio stesso. La semplice indistruttibilità dell'anima da sola non potrebbe dare un senso a una vita eterna, non potrebbe renderla una vita vera. La vita ci viene dall'essere amati da Colui che è la Vita; ci viene dal vivere-con e dall'amare-con Lui. Io, ma non più io: è questa la via della croce, la via che "incrocia" un'esistenza rinchiusa solamente nell'io, aprendo proprio così la strada alla gioia vera e duratura.

La Resurrezione ha inaugurato una nuova storia, la storia di Dio aperta al compimento futuro dell’umanità redenta. Dall’efficacia della Croce alla potenza della Resurrezione, troviamo la risposta alle domande più profonde dell’uomo. Gesù, non è un progetto e neanche un sogno, Cristo è una persona, un fatto presente con il quale noi siamo chiamati a vivere. Non solo a condividere un’idea o seguire un esempio, ma vivere per ricevere la vita eterna. A motivo dell’offerta sacrificale il Signore ha reso efficace ogni richiesta, ogni pur minima azione umana, e quindi da questa efficacia si passa alla potenza della Resurrezione perché se Cristo non fosse risorto la nostra fede sarebbe vana, come ricorda l’apostolo Paolo.

Don Salvatore Lazzara

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