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All’inizio dell’esordio di Isis (o Daesh) in Siria e Iraq è apparsa la lettera “N” (iniziale della parola araba “Nasrani”, nazareno) con cui venivano segnate le case dei cristiani da sterminare o convertire con la forza. In questi giorni, con l’inizio della riconquista di Mosul da parte dell’esercito irakeno, sui muri e sulle case della città è apparsa un’altra lettera dell’alfabeto arabo, la “M” da “Muqawamah”, resistenza. Si tratta del modo in cui la popolazione della città, da due anni sotto il dominio del califfato, esprime il suo desiderio di essere liberata. La notizia è confermata da un sito di Daesh a Mosul, “Arab 21”, che riporta i nomi di irakeni colti in flagrante mentre scrivevano la lettera “M” sui muri. Per questo motivo sono stati condannati seduta stante e in loco, senza nemmeno la sentenza di un tribunale della sharia. I nomi citati dal sito sono: Yakzan Giuri, Baker Kassem, Hatem Ahmed, Ziyad Mohamed, Karam Zukayret, Mohamed Zukayret, Omar Yunes, Mohamed Hamed, Abdel Rahman Hamadi, Mohamed Imad ed Omar Hazem.

In un video diffuso da Daesh in Iraq, si vedono i cadaveri delle persone condannate con la fronte dipinta di nero per simboleggiare la loro appartenenza alle “forze delle tenebre” anti-islamiche. Ed è proprio in fronte che vengono colpiti condannandoli a morte. Nel video si sente il boia che grida in arabo la loro condanna: “Siete usciti fuori dalla vostra religione con una sola lettera, avete venduto la vostra fede per un vile mondo cosi che in una volta sola avete perso sia la religione che il mondo”. A Mosul, le fonti di AsiaNews mormorano che i combattenti di Daesh, incalzati dai soldati dell’esercito regolare, fuggiranno nella direzione di Raqqa e di Deir Ez Zor in Siria, con il beneplacito di molti Paesi coinvolti. In particolare, il passaggio dei miliziani di Daesh non potrebbe avvenire se non transitando per zone controllate dall’esercito turco in Iraq. Ciò sembrerebbe confermare una complicità fra la Turchia e lo Stato islamico. Alcuni giorni fa il presidente Recep Tayyip Erdogan, parlando all’università di Riza, nell’estremo nordest della Turchia, ha detto: “Noi non ci ritireremo dal territorio iracheno fino a quando non sarà definita la sorte di Mosul”. Erdogan e gli alti responsabili turchi nutrono sogni neo-ottomani e programmano future annessioni territoriali per inglobare la Siria del Nord, il nord dell’Iraq con Mosul, Erbil e Kirkuk, e una parte dell’Armenia. Su Twitter girano immagini della nuova carta geografica della Turchia, che ingloba questi nuovi territori. [Intanto ieri, in Iraq c'è stata una grande manifestazione davanti all'Ambasciata turca contro l'invasione della Turchia nel territorio iracheno, ndr].

 

Fonte: asianews, a cura dello staff allaquerciadimamre.it

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