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Questa mattina nella Cappella di Santa Marta in Vaticano, Papa Francesco ha celebrato la Santa Messa in memoria dell’abbè Jacques Hamel, barbaramente martirizzato da due giovani fondamentalisti islamici, in odio alle fede, alla presenza del vescovo Rouen, Dominique Lebrun, e di 80 pellegrini della diocesi francese. Non si può uccidere nel nome di Dio! Chiunque usa la violenza nel suo nome, nega l’esistenza stessa del Creatore!

“(…) I cristiani che oggi soffrono – sia nel carcere o con la morte o con le torture – per non rinnegare Gesù Cristo, fanno vedere proprio la crudeltà di questa persecuzione, -afferma con decisione il Santo Padre-. E questa crudeltà che chiede l’apostasia, diciamo la parola: è satanica. E quanto piacerebbe che tutte le confessioni religiose dicessero: “Uccidere in nome di Dio è satanico”. Padre Jacques Hamel è stato sgozzato nella Croce, proprio mentre celebrava il sacrificio della Croce di Cristo. Uomo buono, mite, di fratellanza, che sempre cercava di fare la pace è stato assassinato come se fosse un criminale. Questo è il filo satanico della persecuzione. Ma c’è una cosa, in quest’uomo, che ha accettato il suo martirio lì, con il martirio di Cristo, all’altare, una cosa che mi fa pensare tanto: in mezzo al momento difficile che viveva, in mezzo anche a questa tragedia che lui vedeva venire, un uomo mite, un uomo buono, un uomo che faceva fratellanza, non ha perso la lucidità di accusare e dire chiaramente il nome dell’assassino. E ha detto chiaramente: “Vattene, Satana!”. Ha dato la vita per noi, ha dato la vita per non rinnegare Gesù. Ha dato la vita nello stesso sacrificio di Gesù sull’altare e da lì ha accusato l’autore della persecuzione: “Vattene, Satana!”. E questo esempio di coraggio, ma anche il martirio della propria vita, di svuotare se stesso per aiutare gli altri, di fare fratellanza tra gli uomini, ci aiuti, tutti noi, ad andare avanti senza paura. Che noi – che lui dal Cielo, perché dobbiamo pregarlo, eh?: è un martire! E i martiri sono beati – dobbiamo pregarlo, che ci dia la mitezza, la fratellanza, la pace, anche il coraggio di dire la verità: uccidere in nome di Dio è satanico”.

Padre Jacques Hamel era nato nel 1930 a Darnétal nel dipartimento della Senna Marittima, in Normandia. Era stato ordinato sacerdote nel 1958 e nel 2008 aveva celebrato il suo giubileo d’oro, i suoi 50 anni di servizio. Era prete ausiliario nella parrocchia di Saint-Etienne-du-Rouvray: «Un prete coraggioso per la sua età. I sacerdoti hanno il diritto di andare in pensione all’età di 75 anni ma lui si sentiva ancora forte. “Non ci sono abbastanza preti” diceva e quando poteva serviva ancora messa» ha ricordato padre Auguste Moanda-Phuati, il parroco.

II testamento di perè Jacques: «Le vacanze sono un momento per prendere distanza dalle nostre attività abituali. Si tratta di un momento di relax, ma anche di guarigione, di incontri, di condivisione, di convivialità» scriveva a giugno padre Jacques in una lettera aperta pubblicata sul blog della parrocchia, in cui invitava i suoi concittadini a godere del tempo delle vacanze estive per «incontrare parenti e amici e per sperimentare qualcosa insieme» e che oggi risuona come un testamento. «Un tempo per essere rispettosi degli altri, chiunque essi siano» scriveva ancora come un messaggio profetico che di poche settimane ha preceduto la sua atroce morte per mano dei due attentatori che hanno agito in una mattina di fine luglio. «Pregate per coloro che sono più bisognosi, per la pace, per vivere meglio insieme [...] Lasciate che le vacanze ci permettano di fare rifornimento di gioia, amicizia e relax».

Il sacerdote, prima che venisse sgozzato ha cercato di difendere la sua chiesa. Non si è piegato al diktat dei due islamici e si è rifiutato di inginocchiarsi. Un gesto che di certo segna la drammaticità di quegli attimi. La consapevolezza di morire e il rifiuto di soccombere davanti ai due assassini. A raccontare il retroscena è stata suor Danielle che ha assistito alla scena senza che i due jihadisti si accorgessero della sua presenza. “Sembravano invasati” ha raccontato suor Danielle. “Gridavano Daesh, Daesh o anche Allah Akbar”. “Volevano che Padre Jacques si inginocchiasse, giravano attorno all’altare facendo una specie di proclama islamico, in arabo. Tutti gridavano. “Fermatevi, non sapete cosa state facendo”. “E’ una follia”. Ma i due avevano i coltelli e minacciavano tutti”. Poi quella richiesta: “Inginocchiati”. “Padre Jacques non ha voluto inginocchiarsi, ha resistito e credo che tutto sia degenerato in quel momento”. Così uno dei due ha sgozzato il prete. “Tutti urlavano, i fedeli inorriditi e anche i due invasati. “Fermatevi, fermatevi”. Io ero vicina alla porta, nessuno mi guardava”. Padre Jaques si deve essere accasciato perché la suora racconta che “quello del coltello si era chinato per raccoglierlo. L’altro stava riprendendosi mentre pregava in arabo davanti all’altare. Una barbarie. Ed è stato allora che sono corsa fuori senza che nessuno se ne accorgesse”.

“Per te Jacques, - affermava il vescovo nel giorno del Funerale-, la resurrezione di Gesù non è una lezione di catechismo, è una realtà, una realtà per il nostro cuore, per il segreto del cuore, una realtà che, allo stesso tempo, va condivisa con gli altri. E Dio sa che di fronte alla realtà della tua morte così brutale, ingiusta e orribile, è necessario toccare il fondo dei nostri cuori per trovare la luce, Cerchiamo di essere semplici e fedeli a noi stessi. È nel nostro cuore, nel segreto del nostro cuore, che dobbiamo dire sì o no a Gesù, sì o no alla sua via di verità e pace, sì o non alla vittoria dell’amore sull’odio, sì o no alla sua resurrezione”. “La morte di Jacques Hamel – proseguiva il presule – reclama un sì deciso, non un sì tiepido. Un sì alla vita, come il sì di Jacques alla sua ordinazione. È possibile? A ciascuno la propria risposta. Dio non ci costringe, Dio è paziente e misericordioso, anche quando io, Dominique, ho detto di no all’amore, anche quando ho detto a Dio “arrivo dopo”, anche quando l’ho dimenticato, Dio mi aspetta, perché è infinita misericordia”. Ma, si è domandato, “oggi il mondo può ancora attendere la catena dell’amore che sostituirà la catena d’odio?”.

 

Di seguito il Video della Santa Messa Celebrata da Papa Francesco nella Chiesa di Santa Marta in memoria di Padre Hamel: 

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