Buon giovedì, Visitatore! Preghiera - "O Signore, Tu sei vicino, tutte le tue vie sono verità. Fin da principio ho conosciuto dalla tua testimonianza che tu sei in eterno". Amen! Dal Vangelo di San Luca - Quando gli inviati di Giovanni furono partiti, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che portano vesti sontuose e vivono nel lusso stanno nei palazzi dei re. Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”. Io vi dico: fra i nati da donna non vi è alcuno più grande di Giovanni, ma il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui. Tutto il popolo che lo ascoltava, e anche i pubblicani, ricevendo il battesimo di Giovanni, hanno riconosciuto che Dio è giusto. Ma i farisei e i dottori della Legge, non facendosi battezzare da lui, hanno reso vano il disegno di Dio su di loro» (Lc 7,24-30). Commento al Vangelo di oggi - Chi è per Gesù Giovanni Battista, e per i suoi contemporanei? Il Signore, cerca di delineare la figura del Precursore, mettendo la gente in grado di rispondere a questa domanda. Certamente ciò che si aspettavano, non era un condottiero che li adulasse, ma che, al contrario, li chiamasse alla conversione. Allo stesso tempo, non potevano neppure aspettare un uomo avvolto in morbide vesti, se no, avrebbero dovuto cercare altrove. Quindi, erano alla ricerca speranzosa del messaggero di Dio. Il Cristo, lo conferma: Giovanni è il profeta, l’ultimo della lunga serie, incaricato a preparargli il cammino. Giovanni è qui per il Messia, e non il contrario. Dunque, ciò che importa, è l’annuncio del regno di Dio, tutto il resto è spazzatura! Quello che i media non dicono** Egitto. Cairo, lo Stato islamico rivendica l’attacco ai copti e promette nuove stragi - Le milizie dello Stato islamico hanno rivendicato l’attacco dell’11 dicembre contro una chiesa del Cairo, adiacente alla cattedrale di san Marco, sede del patriarca copto Tawadros II, che ha provocato la morte di 25 persone e il ferimento di altre 59, promettendo in futuro nuove e sanguinose stragi. In una dichiarazione ufficiale rilanciata sui social media, i miliziani di Daesh, si sono attribuiti la paternità dell’attentato. In un quadro ancora confuso si inserisce la dichiarazione dello stato islamico, il quale si è attribuito la responsabilità dell’attacco come avvenuto in altri fatti di sangue del passato, in Egitto e nel resto del mondo. Nel comunicato ufficiale i leader jihadisti hanno rivelato il nome del kamikaze che si è fatto saltare in aria: si tratterebbe di un proprio affiliato, identificato con lo pseudonimo di Abu Abdallah al-Masri, che si è “mescolato fra la folla” e “ha azionato la cintura esplosiva”. Quello alla Chiesa è l’attacco più sanguinoso contro civili rivendicato dal gruppo terrorista in Egitto, dall’abbattimento di un volo civile avvenuto nell’ottobre 2015. L’aereo, appena decollato dalla città turistica di Sharm el Sheikh con 224 persone a bordo, trasportava turisti russi di rientro da una vacanza nella celebre località marittima. Lo stato islamico, aveva rivendicato l’abbattimento, sebbene le autorità del Cairo abbiano all’epoca declassato le affermazioni ritenendole solo “propaganda”. ** Indonesia. Tre attacchi al coltello nello stesso giorno: Jakarta sospetta un piano terrorista - Tre attacchi al coltello sono avvenuti ieri con modalità molto simili in diverse località dell’Indonesia. Il primo è accaduto nell’isola di Sabu Raijua, nella provincia di East Nusa Tanggara Timur (Ntt): un uomo armato di pugnale ha aggredito un gruppo di scolari delle elementari, ferendone sette di cui uno in modo grave. In seguito, l’assalitore è stato linciato dalla folla. La polizia ha dichiarato che il colpevole potrebbe aver avuto problemi mentali. L’isola di Sabu Raijua è un luogo periferico e molti indonesiani non sanno nemmeno dove si trovi. Per raggiungerla bisogna trascorrere una notte in traghetto partendo da Kupang (parte ovest di Timor). Tutti e sette i bambini riportano ferite al collo. Molti agenti di polizia sono stati dispiegati sull’isola per evitare ulteriori episodi di violenza da parte degli abitanti locali. L’assalitore proveniva da Dapok (West Java) e viene descritto come di fede “non cristiana”. Il secondo attacco, è avvenuto a Bandung (West Java), dove il 19enne Muhammad Aziz Ghozali si è scagliato contro la folla armato di tre coltelli. Il giovane ha ucciso una persona e ferito altre otto. La polizia ha affermato che Ghozali è originario di Bandung e che al momento è disoccupato. Il terzo e tragico episodio ha avuto luogo a Yogyakarta (Central Java), dove una rissa fra due gruppi di giovani ha causato un morto. Saranno gli investigatori a fare luce sugli attacchi che appaiono all'opinione pubblica, come l'appendice a quanto sta avvenendo nella capitale nei confronti del governatore cristiano, accusato di blasfemia, e ora sotto processo. Speciale Siria** Siria. Scambi di accuse ad Aleppo sulla tregua violata. Il Vescovo Marayati: la lettera del Papa a Assad è chiara e non va strumentalizzata - La lettera inviata dal Papa al Presidente siriano Bashar al Assad “contiene parole chiare e coerenti con quello che il Successore di Pietro e la Santa Sede hanno sempre detto sulla situazione tragica della Siria. Basta leggerle, quelle parole. Non c'è bisogno di decifrare, e tanto meno serve strumentalizzare quel messaggio”. Così chiarisce Boutros Marayati, Arcivescovo armeno cattolico di Aleppo. Le preoccupazioni del Papa, in questo momento, riguardano in particolare la città di Aleppo. Su quanto sta accadendo nella città martire si intrecciano notizie e versioni contrastanti. L’esercito governativo siriano dichiara di aver ripreso possesso di quasi tutta la metropoli siriana, mentre rappresentanti delle Nazioni Unite e della Croce Rossa internazionale parlano di “civili giustiziati sul posto” dalle truppe governative. Migliaia di persone sarebbero intrappolate nella parte rimanente di Aleppo ancora nelle mani dei ribelli e dei jihadisti, e su tale enclave cittadina –riferiscono agenzie internazionali citando fonti dei gruppi ribelli– sarebbero ripresi stamani i bombardamenti, nonostante la tregua concordata ieri sera per consentire l'evacuazione dei gruppi armati. A tali informazioni fanno da contraltare le notizie diffuse dalle fonti russe, secondo cui sono stati i gruppi armati di jihadisti a contrattaccare aree già riconquistate dall'esercito siriano, mentre impediscono ai civili di fuggire dalle zone di scontro. Quasi 6.000 civili, tra cui 2.210 bambini –rende noto il Ministero della difesa russo, citando i dati del Centro russo per la riconciliazione delle parti in conflitto in Siria- sono stati comunque evacuati dai distretti orientali nelle ultime 24 ore. ** Siria. Aleppo: come sta avvenendo la liberazione della città martire - Aleppo è stata liberata. Oppure è stata occupata nuovamente. A seconda che si legga questa notizia con gli occhi dei lealisti oppure dei ribelli. Nel lungo ed estenuante assedio, le truppe di Assad sono state sostenute dall’aviazione russa, dai volontari iraniani e da quelli libanesi di Hezbollah. Secondo le stime diffuse dalla Bbc, sono almeno cinquantamila le persone ancora intrappolate nei pochi quartieri di Aleppo est che sono ancora in mano ai ribelli. Impossibile dare un numero preciso. Mosca ha fatto sapere che almeno seimila civili, di cui almeno duemila bambini, sono riusciti ad abbandonare i distretti in mano ai ribelli. Una cosa non da poco se si pensa che, poco più di un mese fa, gli stessi ribelli sparavano su coloro che cercavano di scappare verso i quartieri controllati da Assad. Secondo una testimonianza raccolta dal reporter di guerra Robert Fisk dell’Independent, i ribelli hanno giustiziato diverse persone che cercavano di abbandonare la parte est di Aleppo. La stessa fonte ha anche dichiarato che, in diverse occasioni, i ribelli hanno posizionato molte armi vicino agli ospedali, mettendo così a rischio la popolazione. I miliziani, avrebbero ancora il controllo di una manciata di quartieri della seconda città siriana. Tra questi figurano Sukkari e Mashhad. L’evacuazione dei terroristi e delle loro famiglie da Aleppo, dopo aver subito ritardi di alcune ore, è stata interrotta. Gli autobus inviati dalla capitale siriana, sono tornati alla base. Le operazioni, concordate con la mediazione di Russia e Turchia, sarebbero dovute cominciare alle 5 del mattino, ma tre ore più tardi i bus inviati da Damasco erano ancora parcheggiati all’ingresso del quartiere di Salaheddin, senza spiegazioni ufficiali. Pertanto, ieri in mattinata sono ripresi i bombardamenti dell’aviazione governativa, contro l’ultima ridotta in mano ai ribelli. ormai è la disfatta e la sconfitta totale dei gruppi terroristici nel suolo di Aleppo. Il Santo del giornoSanta Maria Crocifissa (Paola) Di Rosa Vergine, Fondatrice - Suo padre è un imprenditore bresciano; la madre, nobile bergamasca, muore nel 1824 quando Paola Francesca ha 11 anni. A quell'età entra nel collegio della Visitazione per gli studi, e ne esce a 17 anni. Nonostante il padre per lei preferisca il matrimonio, la giovane decide di restare fedele al voto di castità fatto in istituto. Viene così mandata a dirigere una fabbrica di filati di seta di proprietà dal padre ad Acquafredda. Ma Paola organizza aiuti per i bisognosi e si dedica all'istruzione religiosa femminile, aiutata da alcune ragazze. Insieme, da infermiere volontarie, lavorano per aiutare le vittime del colera del 1836, in due scuole per sordomuti, nella tremenda primavera del 1849, durante le «Dieci Giornate», quando la città si ribella agli austriaci. Nel 1851 la comunità ottiene la prima approvazione come congregazione religiosa, col nome di Ancelle della Carità. Nel 1852, Paola Francesca pronuncia i voti e come religiosa diventa suor Maria Crocifissa. Morirà a Brescia nel 1855. "Virgolettato"** Muore tra le braccia di Babbo Natale, ultimo desiderio di un bimbo - Sta facendo il giro del mondo, dai principali media ai social, la storia di Eric Schmitt-Matzen, un sessantenne di Knoxville, in Tennessee. L'uomo, ha esaudito l'ultimo desiderio di un bambino di 5 anni malato terminale presentandosi in ospedale vestito da Babbo Natale, e il bimbo poi è morto tra le sue braccia. L'uomo, riferisce la Cnn, è piuttosto conosciuto nella città proprio per la sua somiglianza con Santa Claus, dato il suo peso di circa 130 chili e la sua barba bianca assolutamente naturale. "Sono stato chiamato da un'infermiera che conosco in ospedale -racconta Babbo Natale-, che mi ha detto che un bambino molto malato di 5 anni voleva vedere Santa Claus". Il bambino, ha chiesto a Schmitt-Matzen dove sarebbe andato, visto che gli era stato detto che stava per morire. "Ho risposto che quando sarebbe arrivato in Paradiso doveva dire di essere l'elfo numero uno di Babbo Natale, e lo avrebbero fatto entrare". A questo punto, il bambino lo ha abbracciato ed è morto. "Ho pianto per tutto il tragitto di ritorno -conclude-, per tre giorni sono stato uno straccio, e per settimane non sono riuscito a pensare ad altro. Ho anche pensato di appendere il vestito da Babbo Natale al chiodo, ma poi ho cambiato idea quando ho realizzato quanto è importante per i bambini". Dicono di noi - L'angolo del Lettore
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