yazidi

E’ difficile quantificare il numero di Yazidi uccisi e/o catturati dallo Stato Islamico. Per cercare di farlo Rights Reporter si è avvalso della collaborazione dell’Ufficio degli affari Yazidi del Kurdistan e di alcuni media locali che hanno raccolto le testimonianze di coloro che sono scampati al massacro e al rapimento rifugiandosi sul monte Sinjar rimanendovi intrappolati senza cibo e acqua per diverse settimane mentre il mondo rimaneva semplicemente a guardare, sebbene si dicesse indignato.

Cerca di fare chiarezza il capo dell’ufficio per gli affari Yazidi del Kurdistan, Nouri Shingali, il quale precisa subito che quantificare il numero di Yazidi uccisi o catturati dallo Stato Islamico non è un lavoro semplice e occorre separare i dati certi da quelli supposti. Partiamo dai dati certi. Durante i primi giorni degli attacchi alla città di Shingal centinaia di Yazidi vennero giustiziati per la loro etnia, una vera e propria pulizia etnica. Furono oltre 5.000 gli Yazidi uccisi nei primi giorni dell’attacco a Shingal, per lo più uomini. Di questi almeno 1.800 vennero giustiziati a sangue freddo. I catturati e deportati in condizione di schiavitù nei territori dello Stato Islamico furono 4.800.

Di questi nel corso di quest’anno ne sono rientrati in Kurdistan – perché liberati o fuggiti – 1.850 tra i quali 847 donne, 412 anziani e il resto sono uomini e bambini. All’appello ne mancano ancora 2.950 per lo più donne (anche bambine) che si suppone siano tenute in schiavitù nei territori dello Stato Islamico. L’ufficio degli affari Yazidi è a conoscenza di circa 2.500 persone ancora in mano all’ISIS ma di cui non si conosce l’ubicazione esatta. Fin qui i dati certi. In realtà si stima che gli Yazidi uccisi durante l’attacco a Shingal furono ben oltre i 5.000 dichiarati.

Tecnicamente almeno 40.000 Yazidi avrebbero lasciato l’Iraq durante l’ultimo anno ma tra questi sono migliaia quelli di cui non si conosce la sorte e per i quali si teme una sorte funesta. Agli scomparsi perché probabilmente uccisi si aggiungono quelli quasi certamente rapiti e ancora in mano allo Stato Islamico, per lo più donne e bambine che sarebbero ben oltre le 3.000 unità ufficiali. Ma qui il discorso di fa complesso perché è difficile avere un numero certo e si rischia di esagerare in eccesso o in difetto. Nouri Shingali stima che le donne e bambine Yazidi in mano al Daesh siano oltre 4.000 ma preferisce che si rimanga entro i numeri ufficiali che ci dicono che al momento dei rapiti dallo Stato Islamico durante l’attacco a Shingal quelli che mancano all’appello sono 2.950/3.000.

Cosa ne sia di queste 3.000 donne e bambine nessuno lo sa. Testimonianze raccolte tra coloro che sono stati liberati o che sono riusciti a fuggire raccontano di cose orribili, parlano di donne rese schiave, abusate sessualmente in maniera ripetuta, date in pasto alle truppe mentre le più belle sarebbero schiave dei leader del Daesh. Molte donne si sarebbero suicidate per non subire le violenze sessuali. Si parla di donne vendute nei mercati come si faceva centinaia di anni fa e passate di padrone in padrone. Una cosa allucinante.

Quello che Nouri Shingali non si spiega è come sia possibile che il mondo se ne infischi totalmente della sorte di queste 3.000 donne, che semplicemente le ignori. I media non se ne interessano, i politici non ne parlano quasi che fosse una vergogna farlo. Nemmeno all’Onu, tra le tante sigle di difesa dei Diritti delle donne, l’argomento è stato mai trattato dimostrando una gigantesca ipocrisia. Eppure siamo di fronte a uno dei rapimenti di massa più grandi della storia moderna, alla resa in schiavitù di migliaia di donne. Sembra che per il mondo sia una cosa del tutto normale.

Nota Redazionale

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