Nel 2005 in Inghilterra una troupe stava realizzando un film sul razzismo islamofobo dei britannici. Si girava la scena in cui un attore dai tratti mediorientali veniva aggredito da alcuni inglesi. Due passanti, che non si erano accorti della cinepresa, si fermarono a difenderlo. Il film però fu realizzato lo stesso, anche se l'episodio ne era la più plateale sconfessione.
Parlar male della propria cultura e della propria religione-. Tutto ciò è emblematico. Parlar male della propria cultura e della propria religione ma usare ogni riguardo con quelle altrui (e in modo del tutto speciale con i suscettibilissimi musulmani) fa ormai parte di quel che per l'Occidente è il c.d. pensiero politicamente corretto. Detto pensiero, tuttavia, abbisogna di essere imposto con la forza della legge, il che significa che gli occidentali sarebbero portati a pensarla in modo ben diverso. Dal tempo dell'attentato alle Twin Towers, infatti, ogni sforzo è stato fatto per convincere gli occidentali che: a) la guerra che fanno gli Stati Uniti è «contro il terrore» e non contro terroristi che esplicitamente si richiamano all'islam; b) le crociate sono un episodio vergognoso della storia occidentale e, quantunque risalenti al Medioevo, agli islamici ancora brucia l'umiliazione subita; c) l'islam è una religione di pace. E via di seguito. [...]
Riporto da «La Nuova Bussola Quotidiana» questo contributo, segnalatomi da Valentina Colombo, che ringrazio: "Le religioni sono parte della soluzione, non il problema" è il titolo dell'incontro con cui si apre oggi il Meeting di Rimini: a prendere la parola per l'islam è Azzeddine Gaci, rettore della moschea Othmane di Villeurbanne. Che però nella sua biografia ha "dimenticato" di inserire il suo incarico direttivo nell'Unione delle organizzazioni islamiche di Francia (UOIF), associazione strettamente legata ai Fratelli musulmani. E un intellettuale islamico francese racconta chi è veramente Gaci, l'UOIF e quali sono i veri obiettivi.
Triste giorno di Santa Chiara per i cattolici di Bekasi, Giava Occidentale, Indonesia. Una protesta di radicali islamici ha infatti costretto allo stop i lavori di costruzione della chiesa dedicata alla Santa di Assisi che dovrebbe servire 9mila fedeli. Secondo quanto riferisce l’agenzia Asia News, la parrocchia di Santa Chiara attendeva il permesso per la nuova chiesa da 17 anni. Dopo questo lunghissimo iter burocratico, una volta firmati tutti i documenti e ottenuto il via libera delle autorità, lo scorso 28 luglio erano iniziati i lavori. Ma da quel giorno, il sito subisce il picchetto di gruppi di musulmani che pretendono la revoca del permesso. Ali Murtado, a nome dei dimostranti, dichiara che Bekasi, vicinissima alla capitale Giacarta, è una città di soli musulmani, anzi “pii musulmani” e non ammette la costruzione di una chiesa cattolica. Secondo gli islamici, il permesso è stato ottenuto solo dietro mazzette e dunque è illegale.