È in programma venerdì 8 a Roma la prima riunione della Presidenza Cei nel nuovo anno, che come sempre anticipa di alcuni giorni il Consiglio permanente (in calendario dal 25 al 27 gennaio). All’ordine del giorno ovviamente non risulta la questione della legge che sarà in discussione proprio in quei giorni al Senato, ma non si escludere che se ne possa parlare all’interno di temi inerenti la pastorale delle famiglie. Il giorno dell’Epifania, a margine della Messa celebrata a Genova, il presidente della Cei cardinale Angelo Bagnasco aveva ribadito ancora una volta che «nessun'altra istituzione deve assolutamente oscurare la realtà della famiglia con delle situazioni similari» perché questo «significa veramente compromettere il futuro dell'umano. Nessun'altra forma di convivenza di nucleo familiare, pur rispettabile, può assolutamente oscurare o indebolire la centralità della famiglia, nè sul piano sociologico, nè sul piano educativo. La Chiesa – aveva aggiunto Bagnasco – conferma la propria profonda convinzione verso la famiglia come il grembo della vita umana» e «come prima fondamentale scuola di vita, di umanità, di fede di virtù civiche, umane e religiose. Questa è l'esperienza universale che la Chiesa difende in ogni modo, per amore dell'uomo, della vita e dell'amore».
Mentre don Paolo Gentili, direttore dell’Ufficio Cei per la pastorale familiare, ha dichiarato in una intervista per l’agenzia giornalistica Sir, a proposito della «stepchild adoption»: «È inammissibile. Papa Francesco si è più volte espresso su questo punto precisando che ogni bambino ha diritto a un papà e ad una mamma. Il rischio vero è quello di una legalità che si allontani dalla realtà fatta di famiglie composte da un papà, una mamma e dei figli, che nel nostro Paese non trovano, rispetto ad altri Paesi europei, adeguato sostegno. La denatalità è spaventosa e le previsioni sulle nascite sono catastrofiche: nel 2020 si va verso percentuali di 0,8 figli per coppia. Anche gli immigrati, arrivati alla seconda o alla terza generazione, si adeguano a questo trend». Occorre che «la politica ascolti di più la famiglia reale, quella che quotidianamente incontriamo nei diversi luoghi della vita vera e che, senza troppe chiacchiere, si fa concretamente carico di bambini, anziani e malati». Purtroppo la classe politica italiana pare affetta in materia da una «miopia» che «può essere curata solo affacciandosi alla finestra della realtà».
Salvo colpi di scena nelle alleanze parlamentari sul ddl Cirinna’, i cattolici e quanti hanno a cuore la famiglia e il futuro dei bambini, scenderanno in piazza spontaneamente per dire la loro contrarietà riguardo alle Unioni civili e all’ipotesi delle adozioni ai gay, replica Flippo Savarese, portavoce di “Generazione famiglia”, il cartello che in Italia rappresenta le istanze difese in Francia da “Manif pour tous”. E che sta organizzando il nuovo Family Day per la fine di gennaio o i primi di febbraio. In merito alla manifestazione pro famiglia in piazza, non è dello stesso avviso don Gentili, il quale ha affermato: «Più che creare singoli eventi, che di per sé possono anche essere importanti, questo scenario ci chiede, come insegna il Santo Padre, di avviare e curare un processo che sappia risvegliare nei politici uno sguardo globale sulla realtà». Sull’evento, però, la macchina organizzativa è stata già messa in moto: “La data resta da stabilire, ma la volonta’ dei cattolici e’ chiara”, spiega Savarese all’Agi. “Diversi vescovi ci hanno manifestato appoggio, e anche il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, non ha preso le distanze”, assicura il portavoce italiano di Manif. “Chiediamo alla Cei – spiega – di affidarsi al ruolo e alla vocazione dei laici”.
Don Salvatore Lazzara