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La polemica deforma la verità, non è logico omologare realtà diverse come famiglia e unioni civili. La teoria del gender, come ha più volte detto il Papa, è una dittatura del pensiero unico. E’ quanto sottolinea, all’arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Angelo Bagnasco, in una intervista per radio vaticana, aggiungendo che il fenomeno dell’immigrazione è una responsabilità mondiale.

Parlare con chiarezza-. “La polemica –commenta il porporato-, non aiuta certamente ad affrontare nessun problema, nessun discorso, perché deforma la verità, la realtà delle cose. Bisogna affrontare qualunque discussione, qualunque problematica con serenità di giudizio, con onestà intellettuale. E con la volontà di trovare veramente e serenamente il meglio. Parlando poi di Stato e di Chiesa, nessuno può fare delle ingerenze, nel modo più assoluto: tutti devono portare il proprio contributo rispettando le responsabilità di ciascuno. Se ci parliamo dobbiamo farlo con sufficiente chiarezza – la maggiore chiarezza possibile – e con il rispetto dovuto per tutti. Quindi, uno stile della massima comunicazione, trasparenza, chiarezza e – ripeto e aggiungo – rispetto”.

Matrimonio e unioni civili: “la famiglia naturale è fondata sul matrimonio, come anche riconosce la nostra Costituzione. Bisogna riconoscere la diversità delle realtà, e quindi, trattare le singole realtà secondo la concreta situazione. Omologare automaticamente mi pare che sia contro la logica”.

La pericolosità della teoria gender: “Il Santo Padre più volte è ritornato su questo punto con grande preoccupazione e con estrema chiarezza, perché è una categoria, questa, estremamente soggettiva, nel senso che vorrebbe che ognuno, sul piano della propria identità, anche sessuale, fosse quello che ognuno decide di volta in volta, a prescindere da quello che è un dato biologico. Questa teoria, questo schema mentale, il Santo Padre più volte lo ha stigmatizzato come una dittatura del pensiero unico”.

Il fenomeno dell’immigrazione e la responsabilità degli stati: “in quando si pensa che questo grande fenomeno, che è una tragedia umana, è il problema di ogni singolo Stato e quindi viene lasciato, scaricato su ogni singolo Stato, non si affronterà mai in modo dignitoso, umano e giusto questo fatto che credo sia assolutamente reversibile e che non finirà in poco tempo. L’abbiamo visto ancora in questi giorni: questa povera gente, disperata, che fa di tutto, rischia la vita in ogni modo, pur di sperare di andare verso un futuro migliore, è un problema veramente mondiale. A livello locale, sia dei singoli Stati, sia addirittura di un Continente come l’Europa, io ritengo che questo sia insufficiente. Proprio perché è qualcosa di estremamente ampio che implica almeno due aspetti: il primo, quello di assicurare un’accoglienza dignitosa, compatibile naturalmente con le situazioni di accoglienza dei Paesi ospitanti; il secondo, anche di intervenire sulle cause e sui Paesi di partenza in modo che, da un punto di vista della pace, da un punto di vista dell’economia, da un punto di vista del governo, delle libertà fondamentali questa povera gente non sia costretta ad abbandonare le proprie terre per andare altrove in cerca di fortuna. Questo è un problema talmente grave e grande, che solamente una autorità mondiale, nella quale convergono i poteri politici e i poteri economici, può affrontare”.

Il capo dei vescovi –specifica Giuliano Guzzo-, ha ricalibrato nei toni e nei contenuti il dibattito sull’immigrazione richiamandone le responsabilità internazionali, dell’Onu in primis, e soprattutto ha rilanciato il tema della difesa della famiglia dall’equiparazione con istituti nuovi e concorrenti. Ora, è difficile dire come sia stata accolta, nella chiesa italiana, la ritrovata visibilità di Bagnasco – si può presumere non malissimo -, mentre invece è verosimile che tutto un sistema mediatico e di potere ne avrebbe volentieri fatto a meno. Da che lo si evince? Per esempio dalla prima pagina di ieri del Corriere della Sera – con «Le unioni civili entro l’anno» che più che un titolo, privo di virgolette com’era, pareva un diktat – e dalla disinvoltura con cui, per settimane, si sono contrabbandate le parole di monsignor Galantino per quelle dei “vescovi”, globalmente intesi, lasciando la sensazione che i ruoli, all’interno della Conferenza episcopale italiana, si fossero di fatto invertiti, con Bagnasco detronizzato. Ora è nuovamente chiaro che non è così.

Lo staff di allaquerciadimamre.it

Fonte: radiovaticana.it

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