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Nella Festa della Santa Croce, i cristiani siriani hanno innalzato diverse croci luminose, come monito per i terroristi-fondamentalisti islamici e come protezione ai loro villaggi e città. Mentre in Occidente si cerca di abbattere il segno della croce, in nome di una falsa laicità travestita da odio anticristiano, in Medioriente la fede rappresenta l'àncora di salvezza per quanti sono perseguitati nel nome di Cristo. “Noi cristiani viviamo una grande inquietudine –dichiara il Patriarca Sako-, e ci chiediamo se è ancora possibile pensare a una convivenza armoniosa e degna del suo nome. Siamo delusi! La libertà religiosa non viene rispettata in modo eguale per tutti. Vi è la religione di Stato, che vale per tutta la regione del Medio Oriente, mentre le altre religioni sono “tollerate” nel senso dispregiativo del termine”.

La sorte dei cristiani-. “Noi non sapevamo bene quale sarebbe stato il comportamento di questa nuova forza. Certo, volevano stabilire la sharia, ma avrebbero usato la violenza? Quanto tempo sarebbe durato? Nulla era chiaro. A distanza di qualche giorno, la maggioranza dei musulmani che erano partiti nella catastrofe della presa della città sono ritornati a Mosul, e pure qualche cristiano. La situazione sembrava relativamente calma, anzi più calma che in altri luoghi della piana di Ninive, dove le cose a poco a poco peggioravano. Per esempio, la grande città cristiana di Qaraqosh si è ritrovata sulla linea del fronte tra l’Is, che continuava la sua avanzata, e i peshmerga, i soldati curdi che tentavano di respingerlo”, commenta amaramente il Patriarca Sako. Coalizione internazionale dove eri? In cosa eri impegnata? Perché non sei intervenuta?

Di recente, -denuncia il patriarca in una intervista-, "ai cristiani andati via ad opera del califfato, sono state sottratte illecitamente case, terreni e appartenenti: “Le aree sotto il Daesh non vengono liberate. Forse questo fa comodo a qualcuno. Intanto, adesso, anche a Baghdad e a Kirkuk  le case e le terre dei cristiani vengono illecitamente espropriate. C’è il rischio di veder alterati per sempre gli equilibri demografici in quelle zone. Ci vuole un’azione internazionale per imporre che siano rispettati anche i diritti e le proprietà di chi è stato costretto con la forza a andar via e magari pensa di tornare. L’Onu si dovrebbe occupare di queste cose”.

La via per uscire dal supplizio in Medioriente-.Non c’è nessun “bottone magico” che si può schiacciare per risolvere la crisi mediorientale (ndr.). Ci vorrà chissà quanto tempo per provare a risanare una situazione così devastata. Per sconfiggere l’ideologia jihadista occorre coinvolgere le autorità musulmane e i governi arabi. Invece i circoli del potere occidentale hanno sostenuto proprio le forze e gli Stati dove i jihadisti hanno sempre trovato più appoggi. Adesso, riguardo ai rifugiati, si fa leva sul senso di umanità che fortunatamente ancora esiste in tante persone. Ma intanto vengono oscurate le connivenze e le protezioni di cui hanno goduto i jihadisti, i flussi di soldi e di armi. Hanno iniziato dal 2003 le guerre contro il terrorismo e per la democrazia, e il risultato è che è nato questo mostro del Daesh. Vorrà pur dire qualcosa”.

Mentre in Occidente si parla e si pensa il da farsi, come a Sagunto, che alla fine è stata espugnata perché nessuno interveniva, così allo stesso modo è segnata la sorte dei cristiani in medioriente. Tutti parlano e nessuno agisce.  Recentemente, da un video postato dai fondamentalisti islamici, è stata ricavata una foto raccapricciante (che non pubblichiamo per rispetto del minore e dei lettori): un bambino cristiano, che non commuove nessuno, è stato massacrato e crocifisso dai terroristi dell'ISIS. Un giorno Dio ci chiederà conto, come ha fatto con Caino: "dov'è tuo fratello?" E noi cosa risponderemo?

Don Salvatore Lazzara

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