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La domanda è retorica. Il sistema è sempre lo stesso: influenzare e orientare l’opinione pubblica globale in modo che un intervento sia considerato non solo legittimo ma anche benvenuto. Ciò a cui assistiamo in questi giorni riguardo le informazioni sulla guerra in Siria rientra esattamente in questo schema. La percezione che il main stream mediatico tenda a forgiare le menti del “popolino ignaro” attraverso il rimbalzo di notizie di parte, risulta a dir poco disgustosa. La concentrazioni di eventi nel giro di poche ore è incredibilmente sospetta. Dopo “l’incidente” del bombardamento alleato contro postazioni dell’esercito siriano, è partita la giostra del contrappeso. Il Segretario Generale dell’ONU Ban Ki Moon parla al Palazzo di Vetro chiamando Assad “criminale”. Prove sul coinvolgimento di Damasco nell’attacco al convoglio ONU di lunedì però non ne fornisce. Dallo stesso pulpito parla Obama, che alla fine di un decennio catastrofico, trova la coerenza per puntare il dito contro l’uso della forza da parte di Mosca. Lo speech è parallelo alla storiella del bue che ricorda all’asino l’infedeltà della moglie. Tutti i mezzi d’informazione occidentali risaltano i due passaggi oltremisura con uso del glossario sempre mirato (regime al posto di governo ad esempio…). Il televideo della TV pubblica italiana li lascia addirittura per 36 ore in prima pagina e a nove colonne.

Nessuno viceversa sottolinea che la cosiddetta Coalizione anti ISIS operativa in Siria non è mai stata autorizzata da Damasco e che l’Osservatorio dei diritti umani, fonte di riferimento per l’Occidente, è in realtà portavoce del fronte ribelle. Nelle stesse ore tornano a girare su youtube video di qualche anno fa in cui si mettono in evidenza violenze e soprusi da parte dei lealisti siriani. C’est la guerre potremmo dire. Ovvio: nessuno può essere tanto ingenuo da ignorare che i Paesi con maggior peso politico ed economico esercitino influenza sugli altri per ottimizzare i propri interessi. Pur nella consapevolezza di questo, alcuni dati oggettivi non dovrebbero essere trascurati per non scadere nel ridicolo. In Siria, come già accennato in testa, un punto va considerato inoppugnabile: c’è un governo eletto e riconosciuto; spetta ai siriani secondo le modalità previste dal proprio ordinamento giuridico, stabilirne la continuità o la destituzione. Nella guerra che lacera milioni di vite ormai da sei anni, esistono attori legittimati da una formale investitura (il governo di Damasco e gli alleati chiamati a soccorrerlo) ed esistono attori non autorizzati da nessuno. Giornali, tv, web e istituzioni tacendo su questo punto fondamentale, non solo omettono delle verità, ma contribuiscono ad allungare la lista di arbitrii e soprusi messi in atto nel nome della giustizia e della libertà. Il plagio ideologico attuato attraverso la disinformazione di questi giorni però, sembra lontanissimo da ogni fine umanitario chiamato in causa (liberamente tratto da Gianpiero Venturi, per difesaonline.it). 

 

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