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In Siria sono in corso svariate operazioni militari, di diversi paesi e forze contrastanti. Ecco una mappa per fare il punto sulla situazione.

Francia: Il presidente François Hollande ha detto che dall’8 settembre partiranno dei voli di ricognizione dell’aeronautica francese per monitorare il territorio siriano e capire dove sono le basi dello Stato islamico. Nonostante faccia parte della coalizione guidata da Washington, finora il governo francese non aveva partecipato ai raid aerei contro lo Stato islamico in Siria perché convinto che un simile intervento avrebbe favorito il governo legittimamente eletto di di Bashar al Assad. Hollande ha giustificato il cambio di strategia dicendo che negli ultimi due anni il gruppo jihadista si è molto rafforzato in Siria e che per indebolirlo bisogna colpire anche lì, oltre che in Iraq. L’obiettivo è quello di attenuare la minaccia di attacchi in Francia: l’attentato alla rivista Charlie Hebdo a gennaio o quello di fine agosto sul treno Thalys sono collegati allo Stato islamico.

Secondo Hollande, Assad “deve andarsene, la soluzione non passa attraverso di lui”.  Il presidente francese, insiste sulla necessità che il leader siriano si faccia da parte, se si vuole mettere fine, dopo oltre quattro anni e 240mila morti, alla crisi siriana. “È lui il responsabile della situazione in Siria, è lui che bombarda il suo popolo che bombarda i civili, che ha utilizzato le armi chimiche. Noi l’abbiamo sempre detto, non è possibile che Assad resti”. E questa posizione, ha detto ancora Hollande, “la vogliamo condividere con la Russia e l’Iran, perchè la soluzione non passa attraverso Bashar al-Assad, deve andarsene”. Alle parole di Hollande, facciamo qualche precisazione, giusto per fare un po' di chiarezza nel mare infinito del neoconformismo promosso dal pensiero unico politicamente corretto:

1) I profughi siriani non scappano da Assad, ma dalla guerra contro Assad portata avanti dagli Usa e dai barbari loro alleati dell'ISIS.
2) La Germania giubila all'arrivo dei migranti, lei che ha distrutto la Grecia: e giubila perché a) accoglie il nuovo esercito industriale di schiavi sottopagati; b) può usare questo argomento per preparare l'opinione pubblica all'imminente bombardamento NATO della Siria.
3) Non è stato dimostrato che Assad abbia usato armi chimiche contro il popolo siriano. Semmai i “ribelli” sostenuti dalle potenze occidentali alleate con i paesi del golfo, hanno contribuito a destabilizzare il paese.

mappa3Regno Unito: Le stesse  pseudo ragioni di “autodifesa” motivano l’iniziativa del Regno Unito. Eppure, se il francese Hollande ha parlato in conferenza stampa, il premier britannico David Cameron non ha fatto alcun annuncio pubblico prima di agire. Ha invece ammesso che il 21 agosto i droni dell’aeronautica britannica, pilotati da una base nel Linconshire (in Inghilterra) hanno ucciso due cittadini britannici che si erano arruolati tra i jihadisti in Siria. Il raid è avvenuto nella zona di Raqqa, cuore dello Stato islamico. Sono stati uccisi Reyaad Khan, di Cardiff, e Ruhuel Amin, scozzese. Nel settembre del 2014, il parlamento di Londra aveva autorizzato attacchi aerei contro lo Stato islamico solo in Iraq, non in Siria e ancor prima aveva respinto la richiesta di Cameron di intervenire in Siria. Come più volte è stato dimostrato, i veri obiettivi della coalizione, non sono stati i combattenti dell’isis, ma posizioni strategiche per la difesa governativa. I raid invece di indebolire lo stato islamico, lo hanno rinforzato, a scapito dell’esercito siriano, che si è trovato a fronteggiare attacchi di inaudita violenza contro la popolazione inerme ed indifesa?

1) Perché la coalizione non è intervenuta,  quando dai satelliti militari hanno appurato l’avanzata dell’is verso Palmira?
2) Come mai le stragi di donne e bambini ad opera dei terroristi non sono mai menzionate?
3) Dopo i recenti fatti che hanno in modo scosso l’opinione pubblica, non hanno tolto gli embarghi e le sanzioni contro la Siria?
4) Perché gli appelli delle gerarchie religiose locali a far rimanere nelle loro case i siriani, non vengono presi in considerazione?

Iran e Russia: Teheran e Mosca (alleati storici della Siria, per affinità religiose e strategiche), hanno una strategia meno frontale contro i jihadisti e sono soprattutto impegnati a sostenere il governo siriano. Assad controlla circa il 25 per cento del paese, la parte occidentale, dalla costa fino al sud di Damasco. Eppure non si tratta di una striscia compatta. I gruppi di ribelli e di jihadisti che si oppongono avanzano nella pianura di Sahl al Ghab e possono tagliare la strada che unisce Homs e Lattakia (sulla costa, al nord). Assad potrebbe rimanere circondato. Per evitarlo, l’Iran invia pasdaran, miliziani sciiti iracheni ed Hezbollah per difendere l’area di Damasco e le strade verso il Libano; la Russia protegge la costa dalle sue basi del Mediterraneo. L’aiuto militare russo, ha destato negli Stati Uniti -che peraltro hanno chiesto di accogliere tutti gli immigrati, al contrario di quanto fanno loro al confine con il Messico dove è stata innalzata una grande barriera di filo spinato, per non far transitare i messicani-, viva preoccupazione. Il segretario di Stato Americano, ha attivato tutto i canali diplomatici per non permettere alla Russia di sostenere il governo siriano. Dunque per cosa lottano? Per il popolo e la democrazia, oppure per i loro interessi?

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Coalizione internazionale: ne fanno parte gli Stati Uniti, il Bahrein, la Giordania, il Qatar, l’Arabia Saudita e gli Emirati arabi Uniti e, da fine agosto, anche la Turchia. Al contrario di Iran e Russia, sostiene i  falsi ribelli e i gruppi islamici tra cui anche il Fronte al Nusra, legato ad Al Qaeda, contro lo Stato Islamico. Il Qatar fa arrivare i jet nelle basi turche, Ankara consente ai droni statunitensi di eseguire attacchi dalle sue basi nel sud della Turchia e Riyadh ha ottenuto da Washington la tecnologia gps per colpire da grande distanza, senza mettere a rischio i piloti.

Turchia: Mentre contribuisce alla coalizione internazionale, per portare avanti i suoi progetti di conquista sui territori siriani, la Turchia di Recep Tayyip Erdoğan conduce la sua guerra contro i curdi del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), situati nel nord della Siria. Da inizio luglio sono morti 70 militari delle forze di sicurezza turche e centinaia di curdi. Il 1 novembre il paese torna alle urne ed Erdoğan è preoccupato dal grande consenso che il partito curdo ha ottenuto alle scorse elezioni. E’ doveroso precisare che la Turchia ha violato più volte lo spazio aereo siriano, con il consenso dell’America.  Forse abbiamo dimenticato che gli States, hanno chiesto la risoluzione ONU per intervenire militarmente in Libia, quando lo stato islamico avanzava, mentre alla Turchia, hanno agito unilateralmente, autorizzandoli a colpire l’is. Ma come tutti sappiamo il vero obiettivo di Ankara, è quello di distruggere i curdi, alleati e sostenitori della Siria.

Grecia: Il ministero degli Esteri della Grecia ha confermato che il governo USA ha chiesto alla Grecia di chiudere il cielo agli aerei russi con aiuti umanitari alla Siria. Il 7 settembre il primo vice presidente della Commissione Esteri del Consiglio della Federazione della Russia, Vladimir Dzharabov, dichiarava che la Russia potrebbe scegliere altre rotte, se Grecia deciderà di chiudere alla Russia il suo cielo.

La Bulgaria: ha negato il permesso di entrare nel proprio spazio aereo ai voli russi diretti in Siria, perché “dubitiamo che si tratti di cargo”. Lo ha reso noto la portavoce del ministero degli Esteri di Sofia, Betina Zhoteva, all’indomani della richiesta degli Stati Uniti alla Grecia perché vietino il sorvolo del loro territorio agli aerei da trasporto russi, esprimendo il timore che siano destinati a rafforzare la presenza militare al fianco di Damasco. A questi timori, Mosca ha risposto di non aver nulla da nascondere sui rifornimenti di equipaggiamento militare al governo siriano per “combattere il terrorismo”. La decisione di Sofia è stata contestata dal vice presidente della commissione Affari internazionali del Parlamento di Mosca, Leonid Kalashnikov, secondo cui la Russia reagirà al provvedimento bulgaro, che mette a repentaglio le relazioni tra i due Paesi. “La questione non è tanto sulle misure di rappresaglia che la Russia prenderà contro la Bulgaria. Il problema è sul fatto che mette a rischio il futuro dei nostri rapporti”.

mappa2La situazione dei cristiani in Siria: La scorsa settimana, l’Isis ha diffuso immagini che mostrano i cristiani della città costretti a firmare un contratto nel quale si impegnano a rispettare 11 comandamenti. Come già avvenuto a Mosul l’anno scorso, ai cristiani di Al-Qaryatayn sono state offerte quattro possibilità: convertirsi all’islam, pagare la tassa di sottomissione (jizya), lasciare la città o essere uccisi.

I cristiani che dopo essere stato rapiti hanno “scelto” di restare in città, hanno dovuto accettare queste condizioni: vietato costruire nuove chiese nel territorio dello Stato islamico o restaurare quelle già esistenti, vietato mostrare in pubblico la croce, vietato farsi vedere o sentire da musulmani durante le preghiere, vietato condurre riti cristiani pubblici o suonare le campane delle chiese, vietato fare qualunque cosa possa danneggiare o mettere in pericolo le credenze islamiche, compreso bere vino o mangiare carne di maiale in presenza di musulmani. Rispettare sempre l’islam. E le autorità internazionali tacciono! 

Don Salvatore Lazzara

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