“Senti Carletto, io non posso venire da Padre Pio. Non sono ancora preparato. Ho certi appetiti che non posso scacciare da me. Quando cesseranno, allora ci verrò”. Carletto era Carlo Campanini, uno degli attori comici più famosi degli Anni Cinquanta e Sessanta. L’amico che recalcitrava davanti all’invito di salire a San Giovanni rotondo dal frate delle stigmate era Antonio de Curtis, in arte Totò. Il principe della risata non riuscì a fare il passo che Carletto aveva compiuto nel 1949 quando, ricco, famoso e disperato, diceva di invidiare chi trova il coraggio di farla finita. Ma nel confessionale di San Giovanni rotondo, aveva trovato un padre e, da allora, non mancava di condurvi i suoi colleghi, così esposti al male di vivere che aveva aggredito lui (...). Con superficialità, si potrebbe dire che Totò e Walter Chiari sono due pesci sfuggiti dalla rete del santo. Eppure, quanto più struggenti sono le dichiarazioni di inadeguatezza di quei due uomini intimoriti davanti alla santità a fronte delle conversioni a prezzo di realizzo tanto di moda oggi. Quanto, quelle dolorose ritrosie, fanno pensare alla responsabilità con cui va considerato il soffio della Grazia che pass accanto a ogni uomo. Riconoscendo l’incapacità di mettere riparo alla propria condizione di disordine e di peccato, i due attori dicevano a loro modo che la conversione è una cosa seria.
Oggi la Chiesa celebra la memoria di San Pio dai Pietralcina. Milioni di fedeli nel mondo seguono l'esempio del "frate delle stimmate", per camminare sulle vie del Vangelo.Francesco Forgione nasce a Pietrelcina, provincia di Benevento, il 25 maggio 1887. Il 22 gennaio 1903, a sedici anni, entra in convento e da francescano cappuccino prende il nome di fra Pio da Pietrelcina. Diventa sacerdote sette anni dopo, il 10 agosto 1910. Nel 1916 i superiori pensano di trasferirlo a San Giovanni Rotondo, sul Gargano, e qui, nel convento di S. Maria delle Grazie, ha inizio per Padre Pio una straordinaria avventura di taumaturgo e apostolo del confessionale. Il 20 settembre 1918 il cappuccino riceve le stimmate della Passione di Cristo che resteranno aperte, dolorose e sanguinanti per ben cinquant’anni. Muore il 23 settembre 1968, a 81 anni. Dichiarato venerabile nel 1997 e beatificato nel 1999, è canonizzato nel 2002.
Quale è la risposta dei discepoli di Gesù al male del mondo? Come si sconfigge l'odio, la persecuzione, le discriminazioni? la risposta è sempre quella: le tenebre si annientano con la santità, a cui tutti siamo chiamati per edificare un mondo migliore.
La santità non è un lusso, non è un privilegio per pochi, un traguardo impossibile per un uomo normale; essa, in realtà, è il destino comune di tutti gli uomini chiamati ad essere figli di Dio, la vocazione universale di tutti i battezzati. La santità è offerta a tutti; naturalmente non tutti i santi sono uguali: sono infatti, come ho detto, lo spettro della luce divina. E non necessariamente è grande santo colui che possiede carismi straordinari. Ce ne sono infatti moltissimi i cui nomi sono noti soltanto a Dio, perché sulla terra hanno condotto un’esistenza apparentemente normalissima. E proprio questi santi "normali" sono i santi abitualmente voluti da Dio. Il loro esempio testimonia che, soltanto quando si è a contatto con il Signore, ci si riempie della sua pace e della sua gioia e si è in grado di diffondere dappertutto serenità, speranza e ottimismo. Considerando proprio la varietà dei loro carismi, Bernanos, grande scrittore francese che fu sempre affascinato dall’idea dei santi - ne cita molti nei suoi romanzi - nota che “ogni vita di santo è come una nuova fioritura di primavera”. Che ciò avvenga anche per noi! Lasciamoci per questo attrarre dal soprannaturale fascino della santità! Ci ottenga questa grazia Maria, la Regina di tutti i Santi, Madre e Rifugio dei peccatori!
(Benedetto XVI, Udienza generale, Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, 20 agosto 2008)
Sono due le persecuzioni contro i cristiani: c’è quella «esplicita» — e il ricordo del Papa è andato ai martiri uccisi a Pasqua in Pakistan — e c’è quella «educata, travestita di cultura, modernità e progresso» che finisce per togliere all’uomo la libertà, anche all’obiezione di coscienza. Ma proprio nelle sofferenze delle persecuzioni il cristiano sa di avere sempre accanto il Signore. Per la sua meditazione il Pontefice ha preso le mosse dalla prima lettura, tratta dagli Atti degli apostoli (7, 51-8, 1). “Abbiamo ascoltato il martirio di Stefano: la tradizione della Chiesa lo chiama il protomartire, il primo martire della comunità cristiana. Ma prima di lui c’erano stati i piccoli martiri che, senza parlare ma con la vita, sono stati perseguitati da Erode”.
“La strage orribile di decine di innocenti nel parco di Lahore getta un’ombra di tristezza e di angoscia sulla festa di Pasqua”. Cosi p. Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana, sottolinea in una nota. “Ancora una volta l’odio omicida infierisce vilmente sulle persone più indifese. Insieme al Papa, che è stato informato, preghiamo per le vittime, siamo vicini ai feriti, alle famiglie colpite, al loro immenso dolore, ai membri delle minoranze cristiane ancora una volta colpite dalla violenza fanatica, all’intero popolo pakistano ferito. Come il Santo Padre ha affermato ieri mattina, nonostante il permanere di queste manifestazioni orribili di odio, il Signore crocifisso per noi e risorto continua a darci il coraggio e la speranza necessari per costruire strade di compassione, di solidarietà con i sofferenti, di dialogo, di giustizia, di riconciliazione e di pace”.