Quando nel linguaggio ecclesiale, non si parla di santità ma di amore generico, di solidarietà al posto di giustizia, di Chiesa in dialogo con il mondo, piuttosto che di Sposa di Cristo acquistata nel sangue dell’Agnello, allora cominciano a nascere seri dubbi, sulla fedeltà dei ministri di Dio all’insegnamento del Vangelo. A margine dello storico viaggio di Papa Francesco in Africa, dove per la prima volta nella storia millenaria della Chiesa, ha aperto la porta Santa della misericordia nell’estrema periferia del mondo, da parte dell’episcopato tedesco che si crede all’avanguardia in tutti campi, arriva un feroce attacco, al quale è doveroso rispondere per le rime. L’opulenza di alcuni commentatori sostenuti dai vescovi, accecati dal potere e dal denaro, non fa altro che distruggere gli inviti del Papa ad essere Chiesa in uscita, povera, vicina agli ultimi e agli indifesi. Ritornano con forza le parole di Gesù: “Ti ringrazio Padre, perché hai tenuto nascoste queste cose ai piccoli e le hai rivelate ai piccoli. Si, o Padre perché così è piaciuto a te!”, ed anche "se scandalizzi uno di questi piccoli, mettiti la macina al collo e gettati in mare".
Suscita pertanto sconcerto l’assurda presa di posizione del sito ufficiale dei vescovi tedeschi sulla vitalità della Chiesa africana, vicina al Vangelo, che lotta quotidianamente per annunciare senza sosta le meraviglie del Signore Gesù tra tante contraddizioni, violenze e sofferenze. Non è la prima volta che i tedeschi insultano i cristiani d’Africa. Il Cardinale Kasper, di origini tedesche, durante il Sinodo, durante un colloquio registrato e poi riportato da varie agenzie stampa, ha espresso alcune esternazioni decisamente sopra le righe. Dopo aver strapazzato i suoi Confratelli africani, “rei” di aver espresso commenti contrari all’omosessualità, ha loro consigliato a chiare lettere di starsene zitti e buoni: «Non ci devono spiegare granché, sappiamo già quel che dobbiamo fare». Le loro valutazioni, insomma, varrebbero soltanto a casa propria. Come mai nessuno interviene? Come è possibile far passare idee così pericolose e contrarie al Vangelo?
Ormai davvero senza limiti e senza pudore l’arroganza di gran parte della Conferenza episcopale tedesca. Sul suo sito, Katholisch.de, alla vigilia della visita del Papa in tre Paesi africani (nella foto a lato), ha pensato bene di pubblicare in bella evidenza un articolo dal titolo «Chiesa povera e romantica», firmato da Björn Odendahl, in cui, tra l’altro, si legge: «Naturalmente la Chiesa sta crescendo in Africa. Cresce, perché la gente è socialmente dipendente e spesso non ha nulla a parte la propria fede. Cresce, perché la situazione sul fronte dell’educazione si colloca, in media, ad un livello alquanto basso e la gente accetta risposte semplici alle domande difficili sulla fede. Risposte, come quelle date dal Card. Sarah della Guinea. Compreso il crescente numero di sacerdoti, anch’essi risultato non solo dello zelo missionario, bensì anche delle scarse possibilità di contare su di una sicurezza sociale nel Continente nero».
Insomma, in una parola, secondo il sito dei Vescovi di Germania, gli africani sarebbero tanto poveri da non potersi che consolare nella propria miseria, non come i tedeschi, che, nella loro opulenza, possono gettare nella spazzatura qualcosa di così “ridicolo” come la fede; sarebbero anche tanto ignoranti e sciocchi da bersi le risposte sempliciotte dei loro Vescovi e Cardinali (Sarah, Arinze, Napier, ritenuti infinitamente meno “sofisticati” dei loro colleghi tedeschi). Il tutto, pubblicato sul sito di una Conferenza episcopale, rimproverata solo pochi giorni fa da papa Francesco per la grave erosione che la fede cattolica sta patendo in Germania, nonché per il netto calo di vocazioni e di presenze alla S. Messa domenicale, in un Paese in cui il Sacramento della Penitenza è pressoché sparito, son sempre meno i Cattolici cui viene impartita la Cresima e che contraggono un matrimonio religioso. Di questo i Vescovi tedeschi dovrebbero preoccuparsi, anziché di giudicare l’erba del vicino. Che, dati alla mano e fedeli al detto, è decisamente sempre la più verde.
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Don Salvatore Lazzara