Pubblichiamo alcuni passaggi salienti dell’intervista rilasciata da mons. Gallagher segretario per i rapporti con gli stati, a Vatican Insider, sulla situazione in medio oriente, sull’accordo con l’Iran sul nucleare. Non mancano le considerazioni sulla situazione caotica in Iraq, e il ruolo della Russia, con riferimenti alla preghiera per la Siria del 2013.
A proposito dell’accordo sul nucleare iraniano nella pacificazione del Medio Oriente, l’alto prelato ha così commentato:
“La Santa Sede vede positivamente l’accordo sul nucleare iraniano perché considera che la via per risolvere le controversie e le difficoltà deve essere sempre quella del dialogo e del negoziato. L’intesa raggiunta è il risultato di tanti anni di negoziato su una questione che aveva suscitato grave preoccupazione. È davvero positivo che si sia giunti a una soluzione soddisfacente per tutte le parti. È chiaro, altresì, che tale accordo richiede la continuazione degli sforzi e dell’impegno di tutti perché possa dare i suoi frutti. È apprezzabile la fiducia vicendevole tra le parti che ha reso possibile l’intesa e che va favorita. Ribadisco che la via per la soluzione dei conflitti in Medio Oriente, che vanno affrontati in modo globale e regionale insieme, è quella del dialogo e del negoziato e non quella dello scontro. È vero che questa via richiede decisioni coraggiose per il bene di tutti, ma è quella che conduce all’auspicata pace nella regione” (…).
Il ruolo della Comunità internazionale in Iraq, le tensioni tra curdi, sciiti e sunniti. L’avanzata dell’is, sono gli aspetti che hanno determinato il deterioramento della già instabile politica locale e internazionale dell’Iraq:
“Voi segnalate uno dei possibili scenari per il futuro dell’Iraq, di cui parlano alcuni analisti politici e che probabilmente interessa anche a diversi attori nazionali e di altri paesi. Tuttavia, a parere della Santa Sede, le cose non dovrebbero stare così e la strada da intraprendere è piuttosto quella di una maggiore collaborazione, includendo tutti i gruppi nella costruzione della società per il bene del Paese. Penso che sia desiderio anche delle autorità irachene che non crescano le tensioni tra curdi, sciiti e sunniti, ma che ci sia un maggiore coinvolgimento di tutti nella soluzione alle sfide che il Paese deve affrontare, soprattutto quelle causate dal cosiddetto Stato islamico. La formazione del governo di unità va in quella direzione, così come gli appelli del primo ministro e di altre autorità non solo civili, ma anche religiose. La comunità internazionale può sostenere il Paese in diversi modi, prima di tutto con l’assistenza umanitaria, soprattutto per soccorrere i milioni di sfollati e di rifugiati, vittime del conflitto. Poi, contrastando il pericolo terrorista del cosiddetto Stato islamico a cui non va riconosciuta alcuna rivendicazione territoriale o carattere statale e neanche la pretesa di presentarsi come vera rappresentanza dell’Islam. La comunità internazionale può favorire anche il progresso politico del Paese, nel senso segnalato del coinvolgimento e dell’inclusione di tutti i gruppi nella vita politica, con il rafforzamento delle istituzioni proprie di uno Stato di diritto, che ha come punto di riferimento la dignità di ogni persona e come orizzonte il bene di tutti” (…).
Il ruolo della Russia nella stabilizzazione del Mediterraneo:
“Il Santo Padre è sempre aperto all’incontro con i capi di Stato e di governo che chiedono un’udienza con lui. Come è noto, il colloquio con il presidente della Federazione russa, Vladimir Putin, che si è svolto durante la sua visita ufficiale in Vaticano il 10 giugno scorso, è stato dedicato principalmente al conflitto in Ucraina e alla situazione nel Medio Oriente. Il Papa ha sottolineato la necessità di un grande sforzo per realizzare la pace in Ucraina e l’urgenza di perseguire la pace nei conflitti del Medio Oriente, con l’interessamento concreto della comunità internazionale. La Russia è un attore internazionale di evidente rilievo e penso che tutti abbiamo bisogno di camminare insieme, non separatamente e, ancor meno, l’uno contro l’altro, ma nel comune interesse di migliorare il mondo di oggi. La Federazione russa può giocare un ruolo nella stabilizzazione del Mediterraneo, come l’ha giocato nel raggiungimento del recente accordo sul nucleare con l’Iran” (…).
La preghiera per la Siria e il contesto geopolitico profondamente mutato, accompagnato dalla “politica del dialogo” della diplomazia vaticana:
La giornata di preghiera e digiuno per la pace in Siria e nel Medio Oriente che ha avuto una grande accoglienza era fondamentalmente un’iniziativa di preghiera. Essa però ha aiutato alla manifestazione del desiderio di pace da parte di tante persone e ha contribuito a evitare un allargamento del conflitto in un momento in cui sembrava imminente una escalation militare. Mi piace ricordare in questo contesto anche l’iniziativa di preghiera per la pace del Santo Padre con i presidenti israeliano e palestinese e con il Patriarca Bartolomeo, dell’8 giugno dell’anno scorso. In tale occasione papa Francesco sottolineava l’importanza di vedere l’altro come un fratello e non come un avversario o un nemico e invitava ad abbattere i muri dell’inimicizia per percorrere la strada del dialogo e della pace. Il Santo Padre aggiungeva: Per fare la pace ci vuole coraggio, molto di più che per fare la guerra. Ci vuole coraggio per dire sì all’incontro e no allo scontro; sì al dialogo e no alla violenza; sì al negoziato e no alle ostilità; sì al rispetto dei patti e no alle provocazioni; sì alla sincerità e no alla doppiezza. Sono questi i valori che cerca di promuovere la “diplomazia vaticana” esortando tutti, a diversi livelli, dai Capi di Stato ai semplici fedeli e agli uomini di buona volontà, a essere artigiani della pace, compiendo con paziente perseveranza scelte di dialogo e di riconciliazione e gesti concreti per costruire la pace” (…).
Ecco perchè il Coordinamento Nazionale per la Pace in Siria, ha lanciato la petizione per abolire l'embargo e la riapertura dell'ambasciata. Noi appoggiamo il popolo siriano, e chiediamo ai potenti della terra di pensare al bene della gente piuttosto che agli interessi economici e geopolitici, i quali solitamente non coincidono con le reali necessità degli indifesi. Clicca qui e firma la petizione