radio11

Debbo mio malgrado rinunciare a pronunciarmi sulla tesi – che avrebbe trovato spazio sulle frequenze di Radio Maria – secondo cui le scosse di terremoto di questi giorni sarebbero state, in qualche misura, provocate dalle unioni civili; non lo posso fare per il semplice fatto che di un’affermazione simile non c’è traccia né nell’audio della trasmissione oggetto di scandalo né, chiaramente, nella trascrizione dello stesso. Trascrizione dalla quale emerge qualcosa di diverso: un ascoltatore dell’emittente formula una domanda abbastanza chiara («le catastrofi naturali come il terremoto, possono essere una conseguenza di un popolo, di un legislatore che fa delle leggi contrarie?») cui segue, da parte del frate conduttore, una risposta molto cauta, nella quale comunque l’associazione causale tra nozze gay ed eventi sismici, semplicemente, non esiste.

Padre Giovanni Cavalcoli, infatti, da un lato invita alla prudenza («bisogna stare attenti»), e dall’altro fa un’affermazione – condivisibile, non condivisibile o assurda, pensatela come volete – che è la seguente: «Una cosa è sicura, che i cataclismi, la natura, i disordini della natura, tutte quelle azioni della natura che mettono in pericolo la vita umana sono di tanti tipi, le alluvioni, eccetera, hanno una spiegazione di carattere teologico». Nota bene: delle unioni civili come fattore scatenante il sisma, neppure teologicamente, nessun accenno. Zero. Perché allora tutta questa cagnara? Semplice: abbiamo giornalisti che ignorano la differenza tra Vaticano, Cei e Chiesa – tre cose ben diverse – e che, in questo caso, non solo hanno montato un caso sul nulla ma, per confermare fino in fondo la loro professionalità, hanno addirittura inizialmente attribuito la frase inesistente a Padre Livio, scrivendo che l’avrebbe pronunciata il 30 ottobre.

Peccato che non solo Padre Livio non abbia detto, appunto, niente di quanto poi riferito – i virgolettati inventati, sapete, sono una vera specialità di certo “giornalismo” -, ma non poteva farlo neppure lo avesse voluto giacché il 30 ottobre non ha tenuto alcuna diretta. La questione allora si potrebbe chiudere qui se nel frattempo – in aggiunta allo scandalo per una tesi mai formulata da nessuno, quella appunto del legame tra unioni civili e terremoti nel Centro Italia (...).

(...) Non si capisce infatti che senso abbia, se non si è credenti, contestare la tesi di possibili punizioni divine – sotto qualsivoglia forma – in conseguenza dei peccati commessi e del peccato originale; se invece si è credenti, non si capisce perché attribuire a Radio Maria, Padre Livio o Padre Cavalcoli una tesi formulata già da tempo con queste parole: «Quando è tutto il popolo che pecca, la vendetta va fatta su tutto il popolo, come furono sommersi nel mar Rosso gli Egiziani che perseguitavano i figli d’Israele, e come furono colpiti in blocco gli abitanti di Sodoma; oppure va colpito un numero rilevante di persone, come avvenne nel castigo inflitto per l’adorazione del vitello d’oro».

Bene, sapete chi ha detto tutte queste cose? San Tommaso d’Aquino (cfr. Summa Theologica q. 108 a. 1 ad 5). Viene a questo punto da porsi una domanda: scusate, ma di che cosa stiamo parlando? Abbiamo migliaia di nostri fratelli senza più una casa, senza più un lavoro, senza più nulla di quanto avevo prima. E tutto ciò, come se non bastasse, con pure il gelo alle porte. Forse – ma è solo personalissima impressione – anziché improvvisarsi teologi quando non si è neppure credenti o ergersi a giudici implacabili quando si dovrebbe essere testimoni della “Chiesa della misericordia”, è il caso di lasciar perdere e darsi fare per i nostri connazionali. Con aiuti concreti e anche, per chi teme i terremoti e sa che c’è Qualcuno, lassù, che tutto può, con preghiere. Non però per la professionalizzazione dei nostri giornalisti: quello sarebbe davvero tempo perso.

 

L'articolo di Giuliano Guzzo è stato rielaborato a cura dello staff allaquerciadimamre. 

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Commenti   

#1 PoetaGiuseppe Vita 2016-11-06 18:34
Voglio solo far presente che l'effetto sismico mi ha ispirato un sonetto in vernacolo sanvitese (alto salentino) con relativa traduzione intitolato: "Lu terramotu". Potete leggerlo, perché l'ho pubblicato sul sito SCRIVERE e l'ho condiviso su Facebook. Tratta di quanto il mio animo ha capito riguardo al terremoto e dell'unico modo come noi mortali possiamo rimediare in avvenire. Grazie, un cordiale saluto!

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