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Il DDL Cirinnà è circondato da vivaci polemiche da parte di diverse parti politiche, sociali e religiose. Perché non è possibile accettare l’approvazione di una legge così iniqua e distruttiva dell’identità strutturale della famiglia formata da uomo-donna-bambini?

Il problema principale del disegno di legge “Cirinnà” sulle unioni civili è la disonestà di cui è imbevuto. Il ragionamento politico che lo sostiene è questo: siccome tutti i sondaggi dicono che gli italiani sono del tutto contrari al matrimonio gay e alle adozioni gay, e ancor più all’utero in affitto, bisogna fare una legge che porti tutte queste cose ma in modo nascosto e surrettizio, magari con l’aiuto del primo giudice “pilotato” dopo l’approvazione in Parlamento. In tal senso Generazione Famiglia ha parlato di “bomba a orologeria” in riferimento al ddl Cirinnà. I motivi della nostra contrarietà sono ormai noti e sempre più largamente condivisi, al di là delle appartenenze religiose e anche politiche: la famiglia, che genera e cresce figli, non ha pari nella società, e dunque è gravissima la parificazione che alcuni vogliono fare con le unioni gay, fotocopiando le leggi sul matrimonio e applicandole anche alle unioni civili. Si mette a soqquadro l’ordinamento giuridico, con tutte le conseguenze del caso. Si pensi, ad esempio, a quando parliamo di fisco a favore delle famiglie. Già oggi le famiglie ricevono delle briciole vergognose. Dopo l’approvazione delle unioni civili anche le coppie gay saranno considerate famiglia, in senso legale, e riceveranno i benefit economici destinati a mamme e papà per il fatto che generano figli. Vi sembra giusto? Per non parlare del fatto che la stepchild-adoption legalizza e di fatto incentiva la pratica dell’utero in affitto, un crimine contro l’umanità. Il ddl Cirinnà va ritirato immediatamente e per sempre.

La battaglia contro l’approvazione della legge sulle unioni civili (che nasconde al suo interno la spetchild adoption, cioè il commercio di uteri femminili e la conseguente compravendita di bambini), sembra dalle recenti dichiarazioni una “battaglia” persa. Però non è possibile scegliere il “male minore”, e nemmeno soccombere ancor prima di aver combattuto.

In realtà proprio in questi ultimi giorni stiamo avendo segnali di una ripresa di coscienza collettiva sempre maggiore intorno al danno insito nella parificazione tra famiglia e unioni gay. Non solo nella società civile, visto che tutti i sondaggi confermano la contrarietà crescente dei cittadini alla stepchild-adoption, cioè il cuore del ddl Cirinnà, ma anche dentro il Parlamento. Il Partito Democratico sta vivendo una dialettica interna, su questo punto, a tratti davvero drammatica. Personalmente provo una grande stima per quanti non intendono sottostare al diktat delle associazioni Lgbt, anche se non posso condividere le soluzioni compromissorie che propongono in alternativa, visto che sarebbero spazzate via nei Tribunali. L’altro giorno Berlusconi ha finalmente ricompattato Forza Italia sul no deciso al ddl Cirinnà, e questo per noi è molto importante nelle dinamiche parlamentari. Infine, come ormai è noto, il 30 gennaio tornerà in piazza il popolo delle famiglie, per un nuovo e festoso Family Day. Sarà una manifestazione oceanica, che si muoverà in corteo a Roma. Con tanti sforzi e sacrifici, innanzitutto del portavoce dell’evento Massimo Gandolfini – che per me è un eroe –, in sole due settimane credo faremo un vero e proprio miracolo, di cui Renzi dovrà tener conto.

 Per placare i toni e avere maggiori consensi in ambito politico sociale e mediatico, si è parlato di “affido rafforzato”. Cosa si intende?

savUn folto gruppo di senatori del Partito Democratico ha proposto che il minore che vive in una coppia gay, di cui solo uno dei due adulti è suo genitore biologico, possa essere dato in affidamento all’altro partner, con un rafforzamento delle capacità genitoriali di quest’ultimo. Al compimento dei 18 anni il minore potrà scegliere se essere adottato dal compagno o dalla compagna del padre o della madre. In realtà non sappiamo bene come si configurerà questo istituto finché non saranno depositati gli emendamenti al Senato, entro il 22 gennaio. Personalmente apprezzo l’onestà di questi senatori nell’individuare dietro la stepchild-adoption l’ombra dell’utero in affitto, ma dobbiamo dirci chiaramente che ogni soluzione “politica” del problema sarà spazzata via dai Tribunali in seguito a processi “pilotati” dalle associazioni Lgbt. Il punto è semplice: i figli che vivono in coppie gay hanno già tutte le tutele che spettano a qualsiasi minore sottoposto alle leggi italiane. Il fatto che solo uno dei due adulti nella coppia sia suo genitore biologico, e che dunque il minore non possa godere dei benefici legali connessi al rapporto di filiazione anche con il partner di suo padre o di sua madre non è una colpa dell’ordinamento italiano, ma della scelta irresponsabile della coppia gay di privare quell’essere umano di suo padre o sua madre, a seconda che sia stato generato tramite fecondazione eterologa o utero in affitto.

Negli ultimi giorni si è parlato di contrapposizioni tra mons. Galantino, segretario della CEI e quanti sostengono il “diritto di manifestare” in piazza, come peraltro è avvenuto lo scorso 20 Giugno a Piazza San Giovanni, dove un milione di persone hanno detto NO alle nuove leggi sulla famiglia. Puoi chiarire i termini di questo dibattito?

C’è un equivoco di fondo. Chi ha organizzato la grande manifestazione del 20 giugno a Piazza San Giovanni, e sta promuovendo oggi il Family Day del 30 gennaio, non è un’associazione affiliata alla Conferenza Episcopale Italiana. Si tratta di semplici cittadini, molti dei quali sì cattolici, ma che si impegnano per un bene laico e non religioso. Viviamo una fase nuova del movimentismo pro-family italiano, in cui, come ha detto Papa Francesco, non ci possono più essere “Vescovi-pilota”. È normale che questa fase generi delle tensioni, o incomprensioni, ma nessuna di queste compromette l’unità assoluta sull’obiettivo: salvaguardare la famiglia. Quanti tra noi sono cattolici non chiedono ai Vescovi italiani particolari benedizioni o bollini in fronte, ma, nel rispetto dei differenti ruoli, semplice collaborazione; e non nell’organizzare direttamente le manifestazioni, ma anche solo nell’aiutare a diffonderne la notizia nei canali interni della Chiesa.

Già molti cominciano a pensare al dopo Cirinnà. Ad esempio l’apertura al “poli-amore”, e ad altre forme di unioni in cui il denominatore comune è la soddisfazione di voglie personali, che sono identificate come diritti da riconoscere con apposite leggi…

Beh, la filofofa e bioeticista Chiara Lalli, assolutamente non d’accordo con le nostre opinioni, ha scritto recentemente su una rivista importante come “Internazionale” che non esistono motivi razionali per impedire il riconoscimento del “matrimonio plurale”…. se il matrimonio è un semplice contratto fondato sulla volontà delle persone di condividere la loro vita. E se il matrimonio è solo questo, ha perfettamente ragione. Non ha caso negli USA sono partite le prime cause contro le leggi che vietano la poligamia, sulla base della sentenza della Corte Suprema che riconosce il diritto costituzionale al matrimonio per le coppie gay. Perché due uomini possono sposarsi, e tre, sei, diciotto o quarantasette no? Questo è quello che succede quando si rende il matrimonio un contratto di puri diritto privato, cosa che per sua natura non è. Non è un caso se si celebra in Comune davanti al Sindaco, cioè, idealmente, davanti a tutta la comunità. Il matrimonio riconosce ufficialmente e pubblicamente la formazione di una famiglia, che interessa a tutti in quanto è il luogo ottimale per la nascita e la crescita di figli, i “cittadini di domani”. Se si perde questa essenziale connessione tra matrimonio e filiaizione, la poligamia è solo lo step successivo al matrimonio gay. O “unioni civili”, che dir si voglia.

I giuristi per la vita, del centro studi “Rosario Livatino”, sta raccogliendo con urgenza adesioni di magistrati, avvocati e giuristi sui profili di incostituzionalità del DDL Cirinnà. Dunque anche il dibattito culturale entra a pieno ritmo nella discussione sulle unioni civili…

L’attività del Centro Studi Livatino è davvero benemerita. Si sentiva la pressante urgenza di un ente scientifico e culturale che mettesse in contatto e collaborazione professionisti di ambito giuridico chesava riconoscono alla famiglia l’identità e il ruolo che essa ha nell’ordinamento per effetto delle disposizioni della nostra Costituzione. So che le adesioni stanno arrivando a decine ogni ora che passa. Bisogna rimettere in contatto individualità preziose per la loro esperienza e capacità, non solo in ambito giuridico ma anche e forse soprattutto in ambito psicologico, in cui gli esponenti sponsorizzati dalle lobby Lgbt fanno il brutto e il cattivo tempo, ad esempio negli Ordini locali di questa professione. Bisogna tornare a fare squadra.

Molte persone sono pronte a scendere in piazza al di là della loro appartenenza politica, religiosa e sociale. D’altronde un sondaggio di Sky mandato in onda qualche giorno addietro, aveva sentenziato che l’85% degli italiani è contrario all’adozione dei bimbi alle coppie dello stesso sesso… Dunque oggi non contano soltanto le associazioni come soggetto rappresentativo, ma soprattutto la coscienza dei singoli…

Tutte e due le cose, insieme. Le associazioni nate in questi due anni, tra cui Generazione Famiglia, già La Manif Pour Tous Italia, non hanno solo informato i cittadini sui disegni di legge e di rivoluzione sociale in corso, ma credo che abbiano del tutto riattivato alcuni sensori intellettuali e morali sul tema della famiglia, del matrimonio e della filiazione, che si erano un po’ spenti a furia di parlare solo di altri temi – importanti – come lavoro, tasse e sicurezza. Ci sono beni che non si possono quantificare in termini economici o politici. In questi mesi i sondaggi sulle unioni civili simil-matrimoniali e sulle adozioni gay hanno registrato il rafforzarsi della parte di società contraria a progetti ideologici come il ddl Cirinnà. Significa che stiamo portando gente dalla nostra parte, e che la propaganda che in altre parti del mondo ha trionfato da noi non attecchisce nemmeno. Continuiamo così. Prossima tappa: Piazza San Giovanni, 30 gennaio. Tu che leggi, vieni!

a cura di Don Salvatore Lazzara

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