Signora Pia, la ringrazio per aver acconsentito di dialogare con noi sulla figura dell’illustre parente. Il 26 Agosto veniva eletto inaspettatamente al Pontificato, Albino Luciani, Patriarca di Venezia. Cosa ricorda di quel momento storico?
Anch’io ho condiviso l’emozione della famiglia e dei compaesani per l’onore che era stato riservato allo zio Albino e quindi a tutta la famiglia. Mio padre, a dire il vero, se lo aspettava, spesso aveva detto: “una volta o l’altra l’Albino ce lo portano via… è una persona troppo speciale…”. In un certo senso, però, per noi era stato anche un dispiacere. Ad ogni promozione, infatti, si era allontanato sempre più da noi… prima Vittorio Veneto, poi Venezia ed infine Roma… sarebbe stato più difficile raggiungerlo… Lui, d’altra parte, come al solito, con noi continuava a schermirsi, dicendo di non aver fatto assolutamente nulla per arrivare a quell’incarico che, se da una parte era un grande onore, portava con sé un grossissimo impegno.
Il presidente della CEI è "fuori dal tempo"? Ascoltate bene: la critica al presule, arriva dal promotore delle legge bavaglio, Scalfarotto. Secondo l’illustre prestigiatore che vive "dentro il tempo", il Cardinale, dovrebbe non scontrarsi con l’evidenza, tenendo gli occhi aperti, perché già in altri paesi "progrediti" è stato approvato il matrimonio gay. E’ giunta l’ora di fare chiarezza: è possibile ricevere l’accusa di essere retrogradi, fuori dal tempo o peggio di ledere la laicità del parlamento solo perché si afferma un principio fondamentale della vita dell’uomo?
Propongo alcune immagini* della Solennità dell’Assunta, celebrata al Santuario Mariano di Altavilla Milicia (Palermo). Durante la giornata sono state celebrate 7 Sante Messe (4 La mattina, 3 nel pomeriggio), alle quali hanno partecipato moltissimi pellegrini. 5 Sacerdoti hanno celebrato con i fedeli il sacramento della Riconciliazione. A termine della Celebrazione Eucaristica delle 19, il simulacro della Madonna Assunta, è stato portato dai confrati per le vie della cittadina, accompagnato dai sacerdoti, ministranti e popolo di Dio. La processione è stata animata con canti, preghiere e dal suono festoso della banda locale. Il Santuario è la “Casa della Madre” -così come più volte ha ripetuto il nuovo parroco don Salvo Priola-, dove i figli trovano ristoro per proseguire il faticoso cammino della vita.
Non auguratemi buon Ferragosto, non serve. Capisco e apprezzo i buoni propositi ma oggi – per me come per ogni cattolico – è anzitutto la Festa dell’Assunzione, del transito celeste di Maria. Tutti liberi, naturalmente, di dedicare questo giorno al feriae Augusti, festività istituita da Augusto (63 a.C. – 14 d.C.) nell’anno 8 a.C., che andò ad aggiungersi ad altre ed antichissime agostane; festività, fra l’altro, il cui attuale successo, più che all’iniziativa del primo imperatore romano, è dovuta al regime fascista, che la promosse come occasione di gite popolari (ma guai a ricordarlo, altrimenti poi vacilla l’idea del fascismo quale Male Assoluto).
Tutti liberi – dicevamo – di festeggiare il Ferragosto. Però l’Assunzione di Maria è altra cosa. E, ancorché proclamato, come dogma, solo nel novembre 1950 da Pio XII (1876-1958), rappresenta – ricorda Vittorio Messori – «la più antica delle feste mariane» e come tale festeggiata «dalla Chiesa intera. ‘Intera’ nel senso pieno, essendo comune anche agli orientali, i greco-slavi, i cosiddetti ‘ortodossi’: i quali, addirittura, vi dedicano la prima metà del mese in preparazione e la seconda in ringraziamento» (Ipotesi su Maria, Ares 2005, p. 117). Trattasi dunque di festività centrale, della massima importanza.
Le recenti polemiche sorte fra alti prelati ed esponenti politici con riferimento all’accoglienza delle persone immigrate hanno un merito e un limite: il merito è quello di attirare l’attenzione su un fenomeno certamente grave ed emergenziale, verso il quale sarebbe inumano restare indifferenti, mentre il limite consiste nel lasciare intendere che le dichiarazioni di questo o quel vescovo effettivamente coincidano col pensiero della Chiesa. La realtà però è più complessa e lo stesso pensiero della Chiesa sull’immigrazione è tutt’altro che semplicistico come talune sintesi giornalistiche lo fanno apparire. Uno schema di detto pensiero ce lo offre, su tutte, l’enciclica Caritas in veritate (2009) di papa Benedetto XVI, laddove vengono evidenziati, rispetto a povertà e immigrazione, tre principi fondamentali. Il primo consiste nella salvaguardia dei «diritti delle persone e delle famiglie emigrate» (n.62): chi è costretto a lasciare il proprio Paese, scrive Benedetto XVI, deve vedersi riconosciuti i propri «diritti fondamentali inalienabili»: una sottolineatura alla quale, in questi giorni, hanno fatto eco le parole di papa Francesco, il quale ha con forza sottolineato come un’accoglienza non all’altezza o che sconfinasse perfino in affrettati respingimenti in mare sarebbe da considerarsi come disumano «atto di guerra».