Quando nel linguaggio ecclesiale, non si parla di santità ma di amore generico, di solidarietà al posto di giustizia, di Chiesa in dialogo con il mondo, piuttosto che di Sposa di Cristo acquistata nel sangue dell’Agnello, allora cominciano a nascere seri dubbi, sulla fedeltà dei ministri di Dio all’insegnamento del Vangelo. A margine dello storico viaggio di Papa Francesco in Africa, dove per la prima volta nella storia millenaria della Chiesa, ha aperto la porta Santa della misericordia nell’estrema periferia del mondo, da parte dell’episcopato tedesco che si crede all’avanguardia in tutti campi, arriva un feroce attacco, al quale è doveroso rispondere per le rime. L’opulenza di alcuni commentatori sostenuti dai vescovi, accecati dal potere e dal denaro, non fa altro che distruggere gli inviti del Papa ad essere Chiesa in uscita, povera, vicina agli ultimi e agli indifesi. Ritornano con forza le parole di Gesù: “Ti ringrazio Padre, perché hai tenuto nascoste queste cose ai piccoli e le hai rivelate ai piccoli. Si, o Padre perché così è piaciuto a te!”, ed anche "se scandalizzi uno di questi piccoli, mettiti la macina al collo e gettati in mare".
Ieri, per 15 lunghissimi minuti le campane della cattedrale Notre-Dame hanno suonato a morte ieri pomeriggio. Nella giornata di lutto nazionale, il card. André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi, ha presieduto nella cattedrale di Notre-Dame una Messa per le vittime degli attentati. Alla Messa - riferisce l'agenzia Sir - erano presenti i presidenti del Senato e dell’Assemblea nazionale, il sindaco di Parigi Anne Hidalgo, l’ex Presidente della Repubblica Valéry Giscard d’Estaing e rappresentanti delle diverse religioni. Il nunzio apostolico Luigi Ventura ha dato lettura del messaggio del Papa inviato alla Francia in seguito agli attentati parigini.
Papa Francesco a termine dell’Angelus, parla della fuga di documenti riservati, definendo la fuga di notizie, un «atto deplorevole che non aiuta», il cammino di riforma, già avviata. Il Santo Padre, non ha bisogno di libri fatti di documenti riservati per compiere la sua missione. Ne tantomeno dell’aiuto interessato di Fittipaldi e di Nuzzi, che con i libri guadagneranno somme ingenti. Il rinnovamento della Chiesa parte dalla preghiera e dalla trasparenza. Ecco le parole pronunciate tra gli applausi al termine della preghiera mariana di fronte a una piazza san Pietro gremita:
A margine della nuova fuga di notizie, e dell’omelia pronunciata questa mattina da Papa Francesco a Casa Santa Marta, dove ha manifestato tutta la sua tristezza nel “vedere cardinali e vescovi attaccati ai soldi”, ritorna alla memoria il Magistero pronunciato da Benedetto XVI nel suo viaggio a Fatima. Già le profezie mariane avevano parlato della grande crisi della Chiesa che sarebbe giunta fino ai “vertici della Chiesa”, come il peccato più grave dei discepoli di Gesù del nostro tempo. Rileggiamo alla luce degli ultimi eventi, l’esegesi di Ratzinger sui segreti di Fatima:
«La più grande persecuzione alla Chiesa non viene dai nemici di fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa». Da Fatima, luogo mariano tra i più famosi al mondo, passato alla storia per i celeberrimi «segreti» dei pastorelli, talora interpretati superficialmente quando non strumentalizzati in chiave politica. In volo verso Lisbona, Benedetto XVI rispose alla domanda di un giornalista che chiedeva se sia possibile inserire nella«visione» della Chiesa perseguitata – contenuta nella terza parte del “segreto” di Fatima – anche «le sofferenze della Chiesa di oggi con i peccati degli abusi sessuali sui minori». E lo ha fatto così: «Quanto alle novità che possiamo oggi scoprire in questo messaggio è anche che non solo da fuori vengono attacchi al Papa e alla Chiesa, ma le sofferenze della Chiesa vengono proprio dall’interno, dal peccato che esiste nella Chiesa. Anche questo lo vediamo sempre ma oggi lo vediamo in modo realmente terrificante: che la più grande persecuzione alla Chiesa non viene dai nemici di fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa. E che la Chiesa ha quindi profondo bisogno di reimparare la penitenza, accettare la purificazione, imparare il perdono ma anche la necessità della giustizia. Il perdono non sostituisce la giustizia. Dobbiamo imparare proprio questo essenziale: la conversione, la preghiera, la penitenza, le virtù teologali e che il male attacca anche dall’interno, ma che sempre anche le forze del bene sono presenti e che finalmente il Signore è più forte del male e la Madonna per noi è la garanzia. La bontà di Dio è sempre l’ultima risposta della storia».
A me tutta questa storia di corvi, di complotti vaticani e di chissà quali trame oscure alle spalle di Papa Francesco, sarò cinico, francamente fa solo una cosa: ridere. Sul serio. Non perché non consideri emergenziale la necessità di trasparenza in Vaticano – anzi, da cattolico sarei forse più titolato, rispetto ad altri, ad esserne preoccupato -, ma perché trovo ridicolo tutto questo. Voglio dire: ci si è forse dimenticati che l’altr’anno, non un secolo fa, si è dimesso un Papa – un Papa! – senza che a tutt’oggi se ne sia compresa fino in fondo la ragione? E la cacciata del dottor Ettore Gotti Tedeschi dallo IOR che presiedeva dopo che era deciso a presentare una proposta che avrebbe rivoluzionato l’Istituto (Cfr. The Catholic Herald, 8.1.2015)? E Vatileaks? Ci si già scordati dello scandalo del 2012 col quale il mondo scoprì che il Romano Pontefice veniva tradito dal proprio maggiordomo?